Il taglio di capelli tradisce (in senso buono) un passato da insegnante elementare, ma sono già quaranta gli anni spesi come funzionario al servizio del Ministero dei Beni Culturali: Anna Maria Pilogallo, potentina verace, è il direttore (la declinazione al maschile è una sua preferenza) del Polo Bibliotecario di Potenza.

Un breve riassunto delle puntate precedenti: a novembre del 2017 c’era stato il Protocollo d’Intesa (tra MiBACT, Regione e Provincia di Potenza) per la costituzione del “Polo culturale integrato del territorio” (questa la definizione tecnica), in cui confluivano la Biblioteca Nazionale e la Biblioteca provinciale di Potenza, consistente nell’integrazione funzionale e gestionale delle due strutture e finalizzata alla valorizzazione del patrimonio librario, con annessa destinazione, quale sede del Polo, dell’immobile conosciuto come “Bibliomediateca provinciale”, sito nel capoluogo e appartenente al patrimonio edilizio della Provincia (concesso quindi in comodato d’uso).

Ultimati i trasferimenti di cose e persone, dal settembre 2019 tutto il personale è quindi in servizio presso la sede di via Don Minozzi (praticamente all’interno del vecchio parco dell’ex ospedale San Carlo, nel Rione Santa Maria).

Dal 6 luglio scorso, infine, c’è stata un’apertura graduale (modalità dettata dallo stato pandemico) del Polo. Tuttavia, come afferma la Pilogallo, «dal 3 agosto 2020 praticamente TUTTO il personale è in presenza in sede con un’organizzazione del lavoro con flessibilità dell’orario di servizio e turnazioni». Insomma, il momento è quel che è, ma loro garantiscono comunque le 11 ore di servizio al giorno. E non è poco.

D: Come giustifica la sua esistenza?

R: Impegnandomi al meglio in ciò che faccio e in ciò in cui credo.

D: Mi diceva di preferire “direttore” a “direttrice”.

R: Sì, “direttrice” mi sa di persona un po’ arcigna e poco disponibile.

D: Un retaggio di quando era maestra di scuola?

R: Può darsi (ride).

D: Quali caratteristiche deve avere un buon bibliotecario pubblico?

R: La disponibilità: essere aperti a qualsiasi tipo di informazione e di richiesta. Bisogna mettersi dalla parte dell’utente, ma anche recepire tutto quanto di nuovo c’è sul territorio, nonché in ambito tecnologico, onde poter apportare le novità relative alla biblioteconomia e alla gestione dell’istituto.

D: Lei parlava di disponibilità verso l’utente, ma immagino sia necessaria anche verso gli editori locali, non di rado bistrattati negli scaffali delle librerie.

R: La politica degli acquisti dev’essere mirata a questo. Una biblioteca deve conservare e testimoniare il passato e la cultura, in particolare quella del proprio territorio, senza preclusioni alcune. Da quando siamo in questa sede abbiamo istituito una sala fumetto, una sala grafica, e stiamo allestendo un laboratorio di digitalizzazione e di coding, di robotica. Se un utente viene e qui e non trova ciò che cerca, può benissimo fare richiesta d’acquisto di una particolare risorsa, anche elettronica. In generale la politica degli acquisti viene fatta tenendo conto delle esigenze e delle richieste delle scuole, di università e professori, degli utenti. Inoltre, come dicevo, dobbiamo testimoniare tutta la produzione letteraria a livello nazionale e locale.

D: Qual è il trend attuale nelle richieste?

R: La richiesta maggiore oggi è forse nei fumetti e nelle pubblicazioni per i ragazzi. Ma non mancano, ovviamente, anche quelle relative a testi giuridici, universitari, saggi, romanzi e riviste.

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