e le offerte non sono congrue, salvo, poi, ‘accorgersi’, dopo la nostra denuncia, che ce n’è una”
“Siamo consapevoli che al governo regionale poco importa la quantità di denaro che è stata persa in 10 anni per difendere l’operazione di ‘finanza creativa’, quella dei derivati, poiché si tratta di soldi pubblici. Tuttavia, per quanto possano dichiarare i vertici regionali, in questa faccenda, c’è stato ben più che immobilismo. C’è stata la consapevole volontà di non prendere provvedimenti; altro che ‘prudenza’”. E’ quanto afferma il capogruppo di Laboratorio Basilicata – Fratelli d’Italia, Gianni Rosa, a parere del quale si tratta di affermazioni “facilmente riscontrabili dai documenti che abbiamo richiesto per capire perché non fosse stato affidato il mandato ad un professionista così come decretato dall’Assise regionale, in data 7 Luglio 2015, con l’approvazione di una mozione. Oltre un anno per eseguire un deliberato del Consiglio regionale”.
Rosa ricorda “di aver denunciato il 25 maggio scorso che la Regione, con la determinazione dirigenziale n. 525 del 22/04/2016, aveva deciso di non affidare l’incarico legale di tutelare gli interessi dell’Ente riguardo i contratti dei derivati perché i preventivi acquisiti superavano l’importo massimo di 50.000 euro messo a disposizione”.
“Oggi – aggiunge l’esponente di Fdi-An -, il dirigente del Dipartimento Programmazione e Finanze si ‘vanta’ di aver conferito l’incarico ad un professionista. Ma noi sappiamo che tale conferimento d’incarico non è frutto di una scelta della Regione, ma conseguenza della nostra denuncia. Non solo, l’attribuzione di tale incarico segue i soliti metodi discutibili della Regione Basilicata. Il legale cui è stato affidato l’incarico per un importo di 37 mila euro è, infatti, il medesimo che era stato escluso perché il suo preventivo era ‘illegibile’. Le date sono fondamentali per ricostruire l’ennesima procedura discutibile della Regione Basilicata. In data 1 marzo 2016, la ‘commissione’ incaricata di procedere all’indagine di mercato per incarico di patrocinio legale dava atto che dei 6 professionisti invitati a partecipare rispondevano solo 5, inviando il curriculum. Di questi 5, la commissione chiedeva solo a 4 di presentare un’offerta entro il 16 marzo. Rispondevano tutti e 4 i professionisti: due presentavano preventivi di € 141.719,11 e di € 168.803,33; un altro depositava preventivo privo di firma digitale e di documento di identità e, quindi, non conforme; un altro ancora inviava un’offerta ‘priva del documento leggibile da cui desumere l’importo dell’offerta’.
Cosa accade adesso? Accade che il professionista che aveva presentato l’offerta ‘illegibile’, invia il 18 marzo (quindi dopo che erano pervenuti i preventivi degli altri ‘concorrenti’) un’altra offerta di € 37.000, ben al di sotto di quella degli altri colleghi e inferiore alla somma disponibile per il conferimento dell’incarico. La Regione ‘sembra’ non accorgersene perché, in data 31 marzo 2016, la commissione decide di non conferire l’incarico con la motivazione che gli unici preventivi ‘ammessi’ erano ben al di sopra della somma a disposizione. In data 15 giugno, dopo la nostra denuncia, salta fuori il conferimento d’incarico di 37.000 euro al legale prima escluso (determinazione dirigenziale n. 823 del 15 giugno 2016). Poiché, come riportato nella determinazione di conferimento, l’affidamento per l’incarico in questione non è soggetto alle norme del codice degli appalti, il professionista avrebbe potuto essere nominato già il 31 marzo. Ma non è accaduto”.
“A quale gioco stiano giocando in Regione non sappiamo – conclude Rosa -. Sappiamo però che queste procedure che rasentano l’illiceità sono deprecabili. Sappiamo che se la Regione avesse voluto davvero risolvere la questione ‘derivati’ non avrebbe dovuto aspettare la nostra denuncia: il preventivo ‘leggibile’ era in possesso degli Uffici dal 18 marzo. Non mettiamo in dubbio la professionalità del legale che ha ottenuto l’incarico, ma certo anche lui capirà che qualcosa, per noi, non torna. Va bene l’abolizione dei minimi tariffari, ma oltre 100.000 euro in meno dell’offerta più bassa fa pensare. Ma siamo nella Basilicata di Pittella, un luogo ‘felice’ dove tutto è possibile: anche decidere di non affidare un incarico legale per la tutela della Regione e dei lucani con la motivazione che non ci sono soldi e che le offerte non sono congrue, salvo, poi, ‘accorgersi’, dopo due mesi e mezzo e dopo la nostra denuncia, che ce n’è una”.
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