Ci risiamo. Piuttosto che dar conto del colpevole ritardo con il quale l’Azienda che dirige ha proceduto alla organizzazione interna, alla definizione di percorsi e ingressi sicuri, alla formazione del personale, all’approvvigionamento dei DPI indispensabili a mettere in sicurezza pazienti e personale, anche il dott. Barresi preferisce buttare la palla in tribuna, attaccando chi, come CGIL e la libera stampa, hanno fatto solo il proprio dovere di difesa dei diritti dei lavoratori e dell’informazione ai cittadini. A tutela di tutti. Non ci sono segreti da svelare, la gente sa. Perché sono cittadini e operatori che hanno ripetutamente segnalato, avendoli sperimentati sulla propria pelle, problemi e disfunzioni. Non sarebbe stato meglio accettare il confronto, per esempio in una conferenza stampa, per spiegare a chi non avesse capito o fosse male informato, fatti, ragioni e anche responsabilità? E poi le responsabilità sono sempre personali e non riguardano l’Azienda (meno ancora il suo personale che delle disfunzioni segnalate è, spesso stata, la prima vittima) la cui onorabilità (mai messa in discussione peraltro) con la sua annunciata azione legale, il Direttore dice (a spese dell’Azienda naturalmente) di voler tutelare.
Stare al merito, accettare il confronto, di fronte a critiche che si pensano immeritate, spiegare, dare conto. Non le polemiche sterili ma capacità di ascolto. Faccia un giro per i suoi ospedali, parli con i suoi dipendenti, con i pazienti e i loro familiari. Potrà sentire quelle storie che, pare, solo i sindacati (che pure si son fatti carico di rappresentargliele per iscritto) e la libera stampa hanno finora ascoltato e raccontato.
Rispondere alle domande legittime sulla organizzazione interna, per esempio, per stare a quelle più recenti sulla composizione delle équipe mediche attive di notte: si potrà chiedere al Direttore se, prima di ricorrere agli “evocati neolaureati, non esistano, nell’Azienda Ospedaliera che dirige, ulteriori e ben qualificate professionalità che possano essere mobilitate a supporto di quelle già a disposizione del San Carlo? Come sono impiegate attualmente, ad esempio, le risorse umane e strumentali attestate su Pescopagano? E poi sono state davvero adottate tutte le misure che impediscano qualunque contatto tra le aree COVID e quelle destinate agli altri pazienti (e al personale sanitario che vi opera) dei reparti non-COVID? Sono stati effettuati i tamponi a tutto il personale coinvolto? Abbiamo scorte sufficienti di DPI? Per quanto tempo?
Questi sono solo alcuni degli interrogativi che attraversano una cittadinanza sempre più spaventata ed attonita. Interrogativi che si aggiungono ormai alla lunga serie di quelli da più parti (oltre che da noi) già rivolti, ad una Task Force trincerata in un mutismo intollerabile che sa di arroganza.
I cittadini lucani non si accontentano delle passeggiate con Sottosegretario al seguito fatte a beneficio di telecamera, non sono rassicurati dal “tuttoappostismo” irresponsabile di queste ore e continuano testardamente a chiedere informazione e trasparenza. Perché quel che non va lo hanno visto e lo sanno.
A chi ha la responsabilità di decidere (che sia Barresi, Bardi o Esposito) il compito di dar conto delle scelte che sta adottando, provando a tranquillizzare chi chiede – non con annunci di quel che si farà e poi non si riesce a fare, oppure con la descrizione di una realtà immaginaria che ognuno, nella sua drammaticità, già conosce – ma con parole di verità rispetto alle difficoltà incontrate e capacità di ascolto nella ricerca di soluzioni alternative. Ai Sindacati e alla libera stampa tutto il nostro sostegno perché continuino, in piena libertà e senza farsi intimidire (ma ne siamo certi), a svolgere il loro ruolo, fondamentale mai come in questo momento.
Si chiama democrazia.
La Basilicata Possibile
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