petrolio_estr_calv_Esposto-denuncia del 2 settembre 2010, diretto alla Procura della Repubblica di Potenza, avente quale oggetto “Lavori di allestimento definitivo a produzione dell’area pozzo Cerro Falcone 2 (CF2) in agro di Calvello e inquinamento della sorgente Acqua dell’Abete in agro di Calvello”, emergono alcuni dati relativi alla situazione dell’inquinamento prodotto dalle estrazioni petrolifere nella Val d’Agri;

si tratta della vicenda del Pozzo dell’Eni Cerro Falcone 2, ubicato ai confini del Parco dell’Appenino Lucano, pertanto in un’area Sito di interesse comunitario (Sic) e Zona di protezione speciale (Zps);nell’esposto si legge che il 20 luglio 2010, la Regione Basilicata ha autorizzato i lavori di allestimento definitivo e messa in produzione dell’area Pozzo Cerro Falcone 2 (CF2), nel Comune di Calvello (Pz), di cui è titolare Eni spa; a valle del pozzo, a circa 100 metri, si trova la sorgente Acqua dell’Abete, sequestrata due volte, causa inquinamento, dal Corpo forestale dello Stato: il primo sequestro è datato 20 novembre 2008, l’ultimo il 26 luglio 2010;

nel dicembre del 2008, in seguito al primo sequestro, sul Giornale di Calvello, l’avvocato Alfonso Fragomeni scriveva: “Il Corpo forestale dello Stato si è mosso in seguito ad una segnalazione che riferiva di uno strano liquido oleoso affiorante nei pressi del ponte in legno nei pressi della fontana. E pare che, secondo gli esami effettuati dall’Arpab, nel liquido esaminato siano presenti sostanze definite pericolose e catalogate come CER 170503. Con questo codice vengono classificati il materiale, terreno e rocce, provenienti da scavi, nonché i fanghi di drenaggio occorrenti per gli scavi”. È il caso di ricordare che l’unica attività antropica presente nell’area della Sorgente Acqua dell’Abete è rappresentata dalla presenza del pozzo Eni Cerro Falcone 2;

i primi giorni del luglio 2010, con la presenza di Radio Radicale, Maurizio Bolognetti ha documentato in un video la presenza di macchie oleose e iridescenti nei pressi della sorgente Acqua dell’Abete, area di Calvello; l’esposto cita le analisi commissionate dai Radicali, nelle quali, in data 21 gennaio 2010, emergeva una presenza di Bario nella diga della Camastra due volte superiore ai limiti consentiti per la categoria A3 dal Dlgs 152/2006;

a giudizio degli interroganti si impongono alcuni argomenti di importanza prioritaria: la contraddizione relativa alla questione dei rilevamenti Arpab, dalla stessa, in seguito, negati; la questione del monitoraggio ambientale nell’area descritta, che dovrebbe essere garantito dalla Regione a tutela della salute pubblica.

Si chiede di sapere:se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa;

se intendano avviare repentinamente indagini dettagliate per spiegare la vicenda dei rilevamenti Arpab, chiarendo le motivazioni per le quali l’Agenzia abbia, in seguito, negato di avere effettuato le analisi;

se non ritengano opportuno sostenere l’avvio di monitoraggi costanti e continui nell’area descritta, affidandoli ad una società specializzata e terza rispetto alle parti in causa, al fine di garantire la trasparenza e la pubblicità dei risultati;

se non ritengano opportuno arrestare i lavori di allestimento definitivo e la messa in produzione del Pozzo Cerro Falcone 2, autorizzati dalla Regione Basilicata il 20 luglio scorso, al fine di avviare in via prioritaria le analisi necessarie per verificare la quantità delle sostanze tossiche presenti in loco e garantire la conformità delle emissioni ai valori prescritti per legge.

 

 

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