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In riferimento agli “allarmati” contenuti della lettera della responsabile dell’Ufficio Urbanistica e Tutela del Paesaggio del Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità inviata ai Sindaci dei Comuni di Scanzano Ionico e Policoro nel mese di luglio scorso avente oggetto “elaborati integrativi Piano Particolareggiato

Esecutivo Foce Agri” la OLA, Organizzazione Lucana Ambientalista, coordinamento dei comitati di cittadini e delle associazioni chiede al Presidente della Regione Basilicata che venga disposta con urgenza una verifica di coerenza ambientale ed amministrativa delle opere realizzate di Marinagri con lo stato di attuazione delle prescrizioni e delle autorizzazioni, ivi compreso il pagamento dei canoni concessori, di cui si chiede di conoscerne l’importo e se questo sia stato versato dalla società concessionaria.

L’intricata vicenda dei villaggi turistici della costa ionica, iniziata nel 1994, approdava nel 1997 al finanziamento dell’ex ministro Tremonti per il contratto di programma denominato “Consorzio Costa d’Oro” che concedeva cospicui investimenti a grandi società del settore turistico da realizzarsi in provincia di Matera, nei Comuni di Policoro, Pisticci, Scanzano Ionico e Nova Siri.E’ all’interno di questo mega-investimento dello Stato pari a 100 milioni di euro, a cui vanno aggiunti fondi Comunitari, si colloca il progetto Marinagri, una sorta di pseudo – Venezia del mar Ionio con mega alberghi, residence, impianti sportivi e porto turistico, che, insieme ad altri progetti analoghi sulla costa Ionica, sono oggetto di indagini della magistratura di Catanzaro per presunte frodi e violazioni alle leggi ambientali.

La massima istituzione regionale, chiamata a dare i pareri ambientali ed a concedere i suoli del demanio, nonostante dubbi, opposizioni ed indagini della magistratura, predispone ed approva pareri ambientali, deliberazioni,consulenze, progetti e modifiche degli strumenti di pianificazione al fine di superare i vincoli ambientali esistenti sull’ex aree del demanio marittimo e costiero e su quelle di interesse ambientale dell’Unione Europea, quali SIC e ZPS.

Con il trasferimento delle competenze dall’ex Ministero dei Trasporti e della Navigazione alla Regione Basilicata, nel 2003 la Regione concedeva alla Società Marinagri, con sede a Policoro, per la durata di 30 anni, i terreni ove sono state successivamente realizzate le opere, prescrivendo “che esse, essendo di difficile rimozione, debbano essere regolamentate ai sensi dell’articolo 9, del Regolamento di esecuzione del Codice della Navigazione” tra cui numerosi obblighi di natura urbanistica, ambientale legata alla gestione degli scarichi fognari, con problematiche connesse anche al rischio di esondazione fluviale. D’altro canto, la “tela di Penelope” degli atti amministrativi degli enti locali – secondo la OLA – non hanno tenuto conto, così come evidenzia la nota dell’Ufficio Urbanistica e Tutela del Paesaggio del Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità, dell’obbligo di redigere i regolamenti attuativi previsti dalle norme regionali che non hanno definito il regime dei titoli di proprietà e le servitù esistenti sull’area che hanno ingenerato ricorsi innanzi al TAR e al Consiglio di Stato sia da parte pubblica sia da quella privata e che hanno portato tra l’altro ad annullamento di atti regionali di attuazione del “Piano Particolareggiato Esecutivo Foce Agri” solo parzialmente superato con l’approvazione della Variante al Piano Paesaggistico del Metapontino.

Una vicenda questa – secondo la OLA – che riconduce inevitabilmente al mittente le gravi responsabilità per aver consentito che si cementificasse in modo irreversibile un tratto consistente della costa ionica lucana.

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