Voglio ringraziare il segretario generale dell’Autorità di Bacino, ing. Michele Vita, per le risposte che ha inteso dare alle mie domande sull’ubicazione del villaggio Marinagri.
Risposte che mi consentono, dopo attenta riflessione, di fare qualche considerazione sull’operato dell’ADB Basilicata in relazione alla vicenda Marinagri. Caro ing. Vita, l’operato dell’Autorità di Bacino(AdB) della Basilicata sembra obbedire ai vecchi metodi di governo del territorio degli anni 50’- 80’, con cui attraverso opere di ingegneria idraulica si è cercato di sottrarre ai fiumi le aree destinate al deflusso e al contenimento naturale delle piene, cementificandoli e canalizzandoli con muraglioni e massicciate, per destinarle all’urbanizzazione selvaggia. L’accettazione da parte dell’AdB Basilicata della richiesta di variante della società Marinagri s.p.a., in merito alla riduzione della Fascia di Pertinenza Fluviale(FTP) del F. Agri, è in netta contrapposizione allo spirito con cui le AdB sono state istituite con la legge per la difesa del suolo 183/89, e all’approccio adottato in altri Stati Europei e da altre AdB, conforme alle linee della Direttiva Quadro Acque europea. L'Unione Europea e la legge per la difesa del suolo 183/89, organizzano la gestione delle acque interne superficiali, con particolare attenzione alla tutela degli aspetti ambientali nell’ambito dell’ecosistema unitario del bacino idrografico. Proprio a questo scopo sono state definite le FTP, che, individuando e tutelando le fasce di piena, assicurano la salvaguardia e l’ampliamento delle aree naturali di esondazione, riducendo al minimo le influenze antropiche sulla dinamica evolutiva del fiume. Pertanto le FTP definiscono le aree all’interno delle quali possono essere realizzati interventi necessari a ridurre l’artificialità del corso d’acqua, a recuperare la funzione di corridoio ecologico e a far defluire con sicurezza le portate caratteristiche di un corso d’acqua, comprese quelle relative ad eventi estremi. Le parole d’ordine sono, pertanto, piani di gestione integrati a scala di bacino, riqualificazione ambientale e rinaturalizzazione, intese come la possibilità di avere un fiume più naturale, con spazio per divagare ed esondare in modo diffuso e non drammatico. Ma mentre le AdB del Magra, della Liguria, del Serchio, del Veneto, ecc., finanziano iniziative volte alla riqualificazione fluviale e rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, restituendo o allargando le aree di piana inondabile, per favorire lo smantellamento delle opere di difesa e riattivare quelle dinamiche fluviali, che sole possono ringiovanire gli habitat e determinare le condizioni di uno stato ecologico elevato; mentre nel bacino del Sele, nelle FTP sono vietate opere di regimazione e di interventi sull’alveo; mentre l’AdB del Tronto, destina 15 milioni di euro per delocalizzare gli insediamenti ubicati nel tratto terminale dell’asta fluviale; per contro, l’AdB Basilicata, per esigenze urbanistiche, consente interventi volti a ridurre le aree del fiume preposte all’espansione delle piene e a impedire che il fiume torni a divagare e a rioccupare i suoi vecchi spazi, alterandone così la naturalità. Ciò è ancor più grave se si considera che il villaggio Marinagri occupa un’area SIC (Sito di Importanza Comunitaria) sottoposta a tutela ambientale europea, protetta anche dalla legge italiana con il Dlgs 490/1999, che sottopone a tutela ambientale i terreni costieri per una fascia profonda 300 metri dalla battigia. E’ il caso di chiarire, infine, i concetti di riqualificazione ambientale e rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, per cui non si intende affatto mettere i fiorellini sul cemento o inserire delfinari, orti botanici o parchi ornitologici, dopo aver magari scavato canali che rischiano di compromettere inesorabilmente la falda idrica, salinizzandola, con danni ambientali irreversibili. Per riqualificazione ambientale e rinaturalizzazione dei corsi d’acqua si intende il recupero delle capacità di deflusso dei corsi d’acqua e di smaltimento delle acque, restituendo gli spazi ai corsi d’acqua per ridurre l'energia della corrente e permettere una esondazione diffusa, ma controllata; si intende anche ristabilire i processi naturali per ripristinare la funzionalità ecologica, tutelando la biodiversità e l’affermazione delle biocenosi autoctone. Tutto ciò proprio attraverso la creazione delle FTP, cioè aree che vanno tutelate attraverso un sistema di norme, regolamenti, incentivi e destinazioni d’uso (cioè vincoli). Ma non sembra essere questo il caso della Basilicata…. Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Rnp e segretario Radicali Lucani
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