Un secolo fa moriva Emanuele Gianturco: giurista, politico, musicista. Quando spirò aveva 50 anni. Era il 10 novembre del 1907. Nell'anniversario della scomparsa, due momenti solenni lo hanno ricordato ieri a Napoli, la città in cui è sepolto. A distanza di cento anni, Napoli ed Avigliano (la sua città natale) gli hanno resto omaggio al cimitero Santa Maria del Pianto e nella biblioteca De Marsico a Castel Capuano di Napoli.
Alle 9 di ieri, i sindaci Rosa Iervolino Russo e Domenico Tripaldi hanno deposto due corone di rose rosse nella cappella dove riposano Emanuele Gianturco, la moglie Remigia Guariglia, la madre Domenica Maria Mancusi e alcuni dei suoi figli. Una cerimonia breve e sommessa, come si conviene nei luoghi dedicati ai defunti, quella della prima mattinata. Un ricordo più intenso, dove a farla da padrone sono stata le parole, nella prestigiosa biblioteca nell'ex tribunale di Napoli. A questa iniziativa, organizzata in collaborazione con il Consiglio nazionale forense, hanno partecipato tra gli altri oltre al sindaco Tripaldi e ad una delegazione di circa 60 cittadini aviglianesi, il Presidente della corte d’Appello di Napoli, Raffaele Numeroso, l'assessore alla “Memoria della città” del Comune di Napoli, Dolores Madaro, il preside della facoltà di giurisprudenza della Federico II, Michele Scudiero, il presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Napoli, Franco Tortorano, il presidente della Biblioteca De Marsico, Flavio Zanchini, il vice presidente emerito della Corte Costituzionale, Francesco Guizzi, i docenti della facoltà di giurisprudenza di Napoli, Aldo Mazzacane e Raffaele Rascio. Erano presenti, tre gli altri, il procuratore generale della Corte d'Appello di Potenza, Vincenzo Tufano, il segretario della camera penale della Basilicata, Gaetano Basile, il responsabile del Comitato per le celebrazioni dell'Anno gianturchiano, Antonio Guglielmi, il presidente della Società operaia di mutuo soccorso di Avigliano, Luciano Sabia. Tra gli innovatori del diritto civile italiano contemporaneo, Emanuele Gianturco è stato ricordato da tutti come uno dei giuristi più acuti di fine Ottocento. Non solo ad Avigliano ha lasciato il segno. A Napoli il ricordo della persona e dell'intellettuale è vivido. Ancora ieri tutti i relatori lo hanno ricordato per le sue qualità di docente, "a pochi anni dall'inizio del suo insegnamento alla Federico II aveva un seguito di oltre 800 studenti", per le doti di scienziato del diritto, "il suo Sistema del diritto civile italiano insieme alle Istituzioni del diritto civile sono ancora i pilastri portanti del diritto in Italia" (Scudiero), il talento del musicista e compositore "bravissimo scrittore di musica da camera", l'uomo che ha fatto delle regole e del loro rispetto un motivo di vita, "un esempio per tutti i giovani di oggi".
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