E’ in corso, fino al 14 maggio nel Castello di Lagopesole (PZ), una mostra dal titolo “IL COSTUME POPOLARE LUCANO E LA SUA STRATIFICAZIONE AI TEMPI DELL’EMIGRAZIONE”  

Nell’ambito delle iniziative del Centro Lucani nel mondo “Nino Calice”, che mirano alla valorizzazione del Museo per l’emigrazione nel Castello di Lagopesole (PZ) è in corso, fino al 14 maggio, una mostra dal titolo:

IL COSTUME POPOLARE LUCANO E LA SUA STRATIFICAZIONE AI TEMPI DELL’EMIGRAZIONE”

Mostra di costumi lucani in miniatura di Annamaria Restaino

Nella mostra sono presenti costumi tradizionali lucani ricostruiti in miniatura.

Il lavoro di riproduzione e ricostruzione degli abiti è stato preceduto da una minuziosa ricerca storica che ha analizzato varie fonti: libri, stampe originali, contratti notarili d’epoca, costumi originali conservati da privati; racconti di viaggiatori e studiosi, il tutto riferibile all’arco di tempo che va dal XVIII secolo sino alla stratificazione del costume che coincide con gli anni dell’emigrazione. Questa documentazione, poi, è stata completata con uno studio sui vari manufatti tessili.

In seguito si è riprodotto fedelmente ogni parte componente l’abito, dai ricami agli ornamenti e, dove è stato possibile, sono stati utilizzati tessuti originali.

Le miniature, quindi, appaiono depurate da quegli elementi pittoreschi carichi di ambiguità che caratterizzano le riproduzioni variamente ricreate nella Regione Basilicata a scopi commerciali e turistici, non dimenticando mai che l’abito offre sorprendenti spunti di osservazione di carattere antropologico, sociale ed estetico.

Recuperando manufatti quanto più vicini alla reale consuetudine dell’epoca si è cercato di costruire “dal vivo” un patrimonio di vita che il tempo avrebbe distrutto o dimenticato in un momento in cui è forte il desiderio di valorizzare “l’originalità della lucanità”.

Omaggio ai “Lucani nel Mondo” è la ricostruzione di abiti da matrimonio degli Anni Venti scaturita da una indagine effettuata su fotografie finalizzate a dar conto ad eventi cerimoniali in genere.

Le fotografie consultate assolvono ad una funzione sociale ricca di un bagaglio di informazioni che prevede la trasmissione di testimonianze sulla condizione, spesso contraddistinta da agiatezza e benessere, dei gruppi di emigranti.

Il frutto di questo personalissimo lavoro, comprende anche una meticolosa lettura delle immagini atte a scoprire dettagli e singoli particolari compositivi e tiene conto anche della peculiarità della moda all’epoca degli stessi anni a cui la foto risale.

La mostra di costumi è affiancata anche da una sequenza di scene miranti a ricostruire alcuni momenti caratterizzanti i pellegrinaggi ai santuari lucani, ambientati nel periodo storico a cavallo fra la fine del XIX ed i primi decenni del XX secolo.

La presentazione di questo materiale è il frutto di una attenta collazione tra i documenti iconografici, le descrizioni etnografiche e letterarie, le testimonianze orali, la partecipazione diretta nella fase di rappresentazione di riti e le operazioni consentite proprio dalla ricostruzione del processo tecnico delle scene.

La flessibilità delle figure, grazie ai manichini di filo di ferro e stoppa, articolati secondo una programmata rispondenza, vestite con l’impiego di stoffe e finimenti originali, con le tonalità cromatiche effettivamente presenti nei costumi tradizionali e la varietà degli elementi collegati ad un tessuto mitico, che vede nelle “cente” un segno arcaico di struttura votiva, trasmettono un carattere festoso all’allestimento delle scene, tese quanto più possibile a mostrare le immagini ancora vive di quella “cultura della memoria” tipica della civiltà contadina.

 

Annamaria Restaino 

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