Quella odierna è la Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, in ricordo della conclusione della prima guerra mondiale proprio il 4 novembre 1918.
Festeggiamo la fine di una delle guerre più sanguinose e disastrose mai avvenute fino ad allora.
Festeggiamo la FINE dalla guerra, non la guerra!
Non dimentichiamo che neppure quella guerra durata 4 anni, 3 mesi e 14 giorni di combattimenti e che produsse più di 37 milioni di vittime e indirettamente quasi altri 10 milioni di morti tra la popolazione civile fu sufficiente ad evitare altri conflitti!
Non bastò tanta strage! Non bastò quella lezione!
Anzi da quella guerra si uscì, è bene ricordarlo, con un portato di retorica militaristica che alimentò nuove assurde ambizioni.
Fummo noi stessi pochi anni dopo protagonisti di guerre di invasione e solo pochi anni dopo l’Europa sarebbe tornata a provocare un nuovo conflitto planetario con altre decine e decine di milioni di morti, di feriti, di mutilati.
Uomini chiamati a combattere senza conoscere realmente il perché.
E proprio per questo ancora più meritevoli della nostra considerazione e del ricordo.
Eroi perché non consapevoli di esserlo.
Oggi onoriamo dunque quegli eroi. Onoriamo quegli italiani i cui nomi sono impressi sulle lapidi dei monumenti ai caduti. Onoriamo anche tutti quelli di cui non conosciamo neppure i nomi.
E onoriamo il Milite Ignoto.
Onoriamo oggi quegli uomini, quei contadini, quei lavoratori chiamati a svolgere una funzione straordinaria.
Senza possedere in gran parte gli strumenti della conoscenza e della cultura, quei giovani risposero generosamente all’appello della Patria che nulla aveva dato loro.
Fu posta sulle loro spalle una grande responsabilità e furono all’altezza del compito loro assegnato.
Ma ancora una volta siamo qui come ogni anno per respingere l’esaltazione della forza militare e della guerra affidandoci alla forza prorompente della cultura, proponendo un nuovo modello di città, di territorio, di Mezzogiorno.
Essere capitale europea della cultura ci obbliga a un ulteriore impegno per favorire la cultura della tolleranza, dell’accoglienza, della pace.
E le Forze armate, ancora una volta le nostre Forze armate sono chiamate oggi a svolgere un ruolo nuovo ed essenziale proprio per salvaguardare la PACE!
La stabilità e la sicurezza internazionali sono beni pubblici comuni a tutti i Paesi liberi e democratici; sono le condizioni necessarie – pur se non sufficienti – per lo sviluppo economico e sociale, e nessun Paese libero e
democratico può sottrarsi al dovere di contribuirvi, nel proprio
interesse e in quello di tutta la Comunità Internazionale.
Le Nazioni Unite, l’Alleanza Atlantica, l’Unione Europea sono
interpreti e strumenti operativi di questo dovere condiviso.
Permettetemi anche quest’anno, ancora una volta, di rivolgere un pensiero ai due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che sono ancora trattenuti in India. Ci auguriamo che il nuovo ministro degli Esteri possa dare nuovo impulso all’azione per un rapido rientro dei nostri due militari.
Rendiamo onore a questi uomini, agli uomini delle le forze armate e delle forze dell’ordine tutte accomunate da un unico impegno, servire ed onorare la nazione e quindi i cittadini, riconoscendone l’impegno e la professionalità.
Essi sono chiamati a duri sacrifici e noi siamo orgogliosi di quanto essi fanno ogni giorno, in nome del nostro Paese e della Comunità Internazionale.
E rinnoviamo l’omaggio alle Forze Armate, come struttura
portante, insieme ad altre, dello Stato democratico.
Quello Stato nazionale unitario, nato 150 anni fa, che deve restare punto di riferimento e di continuità per tutti i cittadini.
L’omaggio va a tutti e a ciascuno:
• Aeronautica Militare;
• Esercito Italiano;
• Marina Militare;
• Corpo militare volontario della Croce Rossa Italiana;
• Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana;
Ai Carabinieri
Alla Guardia di Finanza
E naturalmente a tutte le associazioni combattentistiche e d’arma
Credo, infine, di interpretare i sentimenti di tutti voi nel rivolgere al Capo dello Stato, al Presidente Giorgio Napolitano il saluto più affettuoso della nostra comunità.
Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l’Italia unita!
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