I novantanni di Tonino Potenza: una breve chiacchierata sul passato e sul presente di una regione in cui troppo spesso «i passaggi che poteva
no essere consumati come un fatto naturale, diventano un piacere»
In un giorno del 1943, a Rione Fran cioso (nel capoluogo di regione), a un tratto si ritrovò coperto di terra. Tonino POTENZA allora era solo un
bambino di otto anni, sal vatosi per un caso fortuito: aveva appena lasciato la mano della signora che lo accompagnava, colpita a morte dalle bombe. 
Questo episodio della sua infanzia, finora ci dice non lo ha mai raccontato a nessuno, perché -sempre parole sue-non gli è mai piaciuto fare
del pietismo, soprattutto in campagna elettorale. Allo stesso modo, però, il fresco novantenne (il 22 marzo scorso), storico esponente locale della Democrazia
Cristiana (tra le altre cose, deputato con “La Margherita”, dal 2001 al 2006), ritiene che anche il suo ingresso in politica sia dovuto a una combinazione. «Allora la
sede del partito era a San Giovanni e un mio amico, Gerardo Arcieri, mi chie la figura di Colombo, specie nel contesto attuale, è un errore, perché non ci restituisce il senso di cosa fosse la Basilicata allora, e di cosa invece è oggi. 
Quando sta per maturare qualche cosa, questa regione “scoppia” sempre: scopia Matera, scoppia tutto».
Il discorso, a questo punto, si sposta sulle questioni più attuali se di accompagnarlo lì, poiché doveva consegnare dei documenti. Allora ero solo un ragazzo che aveva
voglia di fare la sua parte per aiutare il prossimo».
All’epoca Antonio Potenza abitava non troppo distante, in via Caporella, uno deivicoli del centro storico.
E’ praticamente alle spalledel Gran Caffè, dove ormai da anni, l’ex presidente del consiglio regionale (dal1990 al 1995), seduto al suo tavolino, ha quasi allestito
un suo “ufficio”, arredato di aranciata e giornali. «La primissima volta che sono stato eletto, è stato al con siglio comunale di Potenza, nel 1964.                                          Pur avendo seguito un mio percorso politico fatto non certo di sudditanza, devo ricono scere che Emilio Colombo, per una ventina d’anni, ha dato il senso di uno che aveva le idee chiare e che andava avanti; che poi si fosse d’accordo o meno, è un altro discorso. 
In ogni caso, non riconoscere oggi«Il bonus gas? Io non ne ho usufruito. 
E’ un modo come un altro per dare qualche cosa al popolino. Ogni tanto si elargisce qualcosa. 
E questo, dopo le grandi bat
taglie combattute, e grandi risultati.
Tante volte, infatti, si dice “guardiamo agli inizi”, se si vuole dare il giusto valore alle conqui ste che vengono fatte. 
Alla fine, però, i passaggi che potevano essere consumati come un fatto naturale, di ventano un favore, un piacere. 
E tutto questo accade perché deve essere venduto come una “conquista” di questo popolo, che aspetta da anni un qualcosa che non arriva mai.
E’ questa l’immagine “esterna”, che molti non capiscono e non percepiscono».
Sul giornale, poggiato sul tavolo, ci sono i titoli riguardanti la crisi di maggioranza apertasi in Regione, e dovuta ai bisticci sulle elezioni materane. 
«Il problema è che qui in Basilicata forse siamo troppo abituati a essere guidati da altri. Se c’è qualcuno che ci risolve i problemi, tanto
di guadagnato, ma per il resto, non c’è credibilità.
Ma questo è tipico delle realtà povere, ove la gente ha necessità di una guida che formuli degli obiettivi da raggiungere; è fortuna to chi riesce a realizzarli,
mentre chi non riesce, non ne paga lui le conseguenze, bensì la povera gente».
Wal.DeS.

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