Province, dalla Cisl un invito a riflettere sulla riforma della governance locale. Per il segretario Nino Falotico occorre andare oltre i dibattiti estemporanei e ripensare il rapporto tra cittadini e istituzioni esaltando gli spazi di democrazia

 “Il dibattito tutto ideologico sulle Province che si è sviluppato in occasione della manovra correttiva del governo, poi puntualmente stracciata da una classe dirigente abituata alla politica dell’annuncio fine a sé stesso, rischia di nascondere la concreta realtà dei problemi e di compromettere sul nascere ogni serio e articolato dibattito sulla riforma, pur necessaria, della governance locale”. È quanto sostiene il segretario generale della Cisl Basilicata, Nino Falotico, che evidenzia la necessità di “sottrarre un tema di fondamentale importanza alla logica delle querelle estive e dei contrapposti campanilismi e di discutere nel merito una riforma organica degli enti locali che punti alla razionalizzazione dei livelli di potere e della relativa spesa e a rendere più fluidi ed efficienti i meccanismi decisionali realizzando a pieno il dettato costituzionale in materia di federalismo”.

Secondo il segretario lucano della Cisl “il quesito di partenza di un dibattito che abbia l’ambizione di andare oltre le sterili e passeggere polemiche di partito è se le Province così come sono strutturate e in quanto retaggio del dominio napoleonico nel nostro paese hanno o meno ancora senso alla luce dei mutamenti che sono intervenuti nella società italiana e nel mondo. La semplificazione della governance non è un obiettivo buono o cattivo in sé ma solo in relazione alla necessità di ridisegnare in modo efficace e sostenibile il reticolo della democrazia, mettendo mano al contempo al sottobosco degli sprechi e degli sperperi che sottraggono risorse preziose ai servizi e alle politiche sociali. Un serio programma riformatore deve puntare ad esaltare e non comprimere gli spazi di protagonismo dei cittadini e dei soggetti sociali intermedi. La democrazia, in altri termini, va riarticolata, non impoverita a tutto vantaggio dei soliti poteri forti di natura economica e finanziaria. La questione, insomma, non può essere posta soltanto in termini di un manicheo ‘Province sì, Province no’, la questione è quale democrazia vogliamo dare a un paese che deve ammodernare le sue istituzioni politiche e amministrative per stare al passo con le trasformazioni che stanno ridisegnando le sfere della sovranità e mutando profondamente la sfera della produzione e della distribuzione a livello globale”.

Per Falotico “è evidente che nel corso degli anni si è prodotta una moltiplicazione, in certi casi del tutto ingiustificata, dei livelli di governo con un conseguente appesantimento delle strutture burocratiche. Questo ha finito per moltiplicare i livelli di spesa senza responsabilità e rallentare i processi decisionali. È da queste premesse che deve necessariamente partire – secondo il segretario della Cisl – una riflessione seria e non estemporanea su una nuova e più efficiente dislocazione dei poteri sul territorio in base a due principi cardine che per la Cisl sono inderogabili: quello della sussidiarietà, che costituisce il fondamento filosofico della stessa riforma del titolo V della Costituzione, e quello della partecipazione. Una riforma che si dovesse limitare a semplificare i livelli di governo senza una corrispondente e complessiva ristrutturazione verticale e orizzontale del potere e una riarticolazione del rapporto tra cittadino e istituzioni, rischierebbe di ridurre il perimetro della democrazia a tutto vantaggio di quanti vedono nella democrazia e nella partecipazione attiva dei cittadini e della società civile un ostacolo al perseguimento dei propri interessi particolari”.

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