Summa: “Ridistribuire ricchezza per contrastare le diseguaglianze.

Questa la strada per ridurre il gap nel Mezzogiorno del Paese, insieme alla lotta all’evasione fiscale e a un piano di investimenti”

La discussione aperta in questi giorni nel nostro paese di introdurre una patrimoniale sta assumendo un carattere avulso dal merito e dall’esigenza di ridistribuire la ricchezza per contrastare le diseguaglianze”. È quanto afferma il segretario generale Cgil Basilicata, Angelo Summa. “È importante – continua Summa – iniziare a discutere di eventuali imposte sulla ricchezza così come si fa negli altri Paesi europei. Mettere al centro della discussione politica il contrasto alle diseguaglianze significa innanzitutto partire dalla ridistribuzione della ricchezza, assumendo il principio della progressività previsto dalla Costituzione, sapendo che oggi la maggiore parte del prelievo fiscale avviene dal gettito Irpef totalmente a carico dei lavoratori dipendi e pensionati”.

La proposta della Cgil “è un grande piano di investimenti pubblici e privati per un nuovo modello di sviluppo, finanziato da un tributo di equità contro le diseguaglianze e da nuovi strumenti finanziari sostenuti da banche e Stato. Occorre un piano straordinario di investimenti pubblici e privati che si inserisca in un’idea di sistema Paese basata su un nuovo modello di sviluppo centrato sulla sostenibilità ambientale, partendo dalla manutenzione del territorio, dalle infrastrutture sociali, materiali e digitali – spiega Summa – Serve, finalmente, una riforma fiscale che non deve riguardare solo le detrazioni sui redditi da lavoro e dei pensionati che sono comunque necessarie, bisogna intervenire sulle ricchezze per una lotta contro le diseguaglianze. Ciò si traduce in una più generale riforma del fisco che deve porsi l’obiettivo di ridurre le tasse a chi le paga, vale a dire a lavoratori dipendenti e pensionati. Questo deve avvenire attraverso un significativo aumento delle detrazioni, come intrapreso con la scorsa legge di Bilancio. Occorre poi ampliare, anche ai pensionati, e rendere strutturale tale intervento.

Occorre successivamente intervenire tagliando le aliquote Irpef, rispettando il principio di progressività previsto dalla Costituzione, detassare gli incrementi contrattuali previsti dai rinnovi dei Ccnl, così da determinare un effetto positivo immediato sul reddito dei lavoratori. Inoltre, vanno rimodulate le spese fiscali, va rivista in maniera organica la tassazione locale scongiurando ulteriori aggravi e introdotto un nuovo assegno familiare universale. Non ultimo, serve una svolta nella lotta all’evasione, così che l’Italia possa finalmente togliersi la maglia nera in Europa. La pandemia ha reso evidente quanto siano indispensabili i 107 miliardi di euro che ogni anno vengono evasi”.

In un tale contesto, “anche la fiscalità di emergenza, soprattutto se drena risorse dedicate agli investimenti di sistema, da sola non basta, in quanto ha un valore soltanto se inserita in un piano complessivo centrato su riforme di vasta scala: dalla mobilità alle strategie industriali, dalle infrastrutture materiali (viabilità, reti digitali) a quelle sociali (educazione, istruzione, sanità). Inoltre sul medio-lungo termine va gestita attraverso un sistema di premialità che eviti una decontribuzione a pioggia e punti invece sulla valorizzazione di cluster e filiere produttive in grado di far crescere concretamente i livelli occupazionali. La decontribuzione alle imprese andrebbe legata al contratto nazionale di lavoro e al contrasto dei contratti pirata.

La pandemia – conclude Summa – ha accentuato i rischi di un ampliamento delle disuguaglianze territoriali. Solo se si supererà il divario tra Nord e Sud si supererà la crisi. Le risorse messe in campo con il Recovery Fund offrono oggi la possibilità di una strategia per la coesione, capace di ridurre, una volta per tutte, le disparità e garantire una svolta per il Paese. Va innanzitutto contenuta la perdita di occupazione, specialmente giovanile e femminile e vanno recuperate le carenze infrastrutturali, le fragilità dei tessuti e delle filiere produttive soprattutto nel Mezzogiorno.

L’Italia ha mostrato molte debolezze nella programmazione e nell’utilizzo delle risorse europee, in particolare al Sud. Ora si deve cambiare passo, mettendo in campo un programma innovativo e perseguibile di politiche e interventi, e soprattutto realizzandolo, a partire proprio dalla riforma fiscale”.

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