UNO DEI PIÙ TERRIBILI TERREMOTI DELLA STORIA D’ ITALIA E IL PIÙ GRAVE DEGLI ULTIMI 50 ANNI; È QUELLO, DI MAGNITUDO 6.8 (NONO-DECIMO GRADO DELLA SCALA MERCALLI ALL’ EPICENTRO), CHE LA SERA DEL 23 NOVEMBRE 1980 COLPÌ L’IRPINIA E LA BASILICATA.

19:34 di domenica 23 novembre 1980:Sembrava che il tempo si fosse fermato proprio in quell’attimo in cui una forte scossa di magnitudo 6,9 sulla scala Richter, della durata di circa 1 minuto e 25 secondi,interminabili, colpì l’area del Vulture, a cavallo delle province di Avellino, Salerno e Potenza. – secondo dati contenuti in atti parlamentari – 2.570 morti, 8.848 feriti e circa 300 mila senzatetto, distribuiti in 687 comuni. Numerosi paesi completamente rasi al suolo, lo stesso capoluogo lucano fu distrutto al 64%; crolli e devastazioni colpirono Balvano dove all’ interno della chiesa morirono 72 persone, di cui 62 bambini. L’entità drammatica del L’entità drammatica del sisma non venne valutata subito; una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero permise di rilevate le reali dimensioni del disastro. Uno dopo l’altro si aggiungevano i nomi dei comuni colpiti; interi nuclei urbani risultavano cancellati, decine e decine di altri erano stati duramente danneggiati. Nella memoria dei lucani,il terremoto Nella memoria dei lucani,il terremoto rappresenta un ricordo ancora vivo; quei momenti ed i giorni successivi hanno segnato drammaticamente la vita di tante persone, famiglie.L’emergenza del dopo sisma fu allora affrontata con grande slancio, generosità e volontà, ma con mezzi ed organizzazione assolutamente insufficienti per una così immane tragedia. Ricordi ,sospetti, indignazione e giudizi negativi hanno fatto dell’Irpinia la pietra dello scandalo e l’esempio migliore degli sprechi e dell’affarismo che ha contraddistinto negli anni Ottanta la vita politica italiana. Il complesso di interventi messo in campo per la ricostruzione e lo sviluppo industriale della aree colpite dal terremoto, per il quale lo Stato ha impiegato oltre 50 mila miliardi di lire, non ha sortito per intero gli effetti sperati: a quasi 29 anni dal sisma, infatti, la ricostruzione del patrimonio edilizio non è ancora completata e in alcuni comuni diverse persone vivono ancora nei container (ne furono installati oltre 11 mila) o nei prefabbricati (oltre 26 mila). Lo sviluppo industriale si è realizzato solo in parte: delle aziende che hanno beneficiato dei contributi dello Stato, solo alcune sono in attività, altre hanno chiuso i battenti e sono fallite, altre ancora non hanno mai cominciato l’ attività produttiva, con il risultato di un numero di occupati di gran lunga inferiore a quello previsto.

 

giovanna colangelo

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