oppido-l-3Se si ha la pazienza di leggere il bando della Cittadinanza Solidale, si trova scritto che esso è “un provvedimento di contrasto alla povertà e dell'esclusione sociale, diretto a sostenere le persone che versino in gravi difficoltà economiche e sociali e siano impossibilitate a provvedere al mantenimento del proprio nucleo familiare, e ad accompagnarle lungo un percorso di progressivo superamento o alleviamento della condizione di bisogno”. Progetto pienamente condivisibile, a mio parere. Quando la Regione Basilicata lo ideò, cerco di evitare una nuova forma di assistenzialismo, quello del dare i soldi e basta, progettando un percorso di superamento della condizione di bisogno attraverso un contratto di inserimento con il Comune di residenza della durata di 24 mesi. In pratica, per due anni il cittadino dovrebbe seguire (il condizionale è d’obbligo) un percorso di inclusione sociale, scolastica, formativa e lavorativa cui è strettamente correlato il sussidio monetario mensile. Quest'ultimo è pari a 300 euro per famiglie con un solo componente e pari a 250 euro moltiplicato per i relativi coefficienti di equivalenza per i nuclei familiari composti da più persone Nei giorni scorsi sono state pubblicate le graduatorie definitive uniche del bando. Saranno circa 5mila cittadini lucani che usufruiranno della Cittadinanza Solidale nella speranza di riscattare un presente difficile e nel tentativo di un futuro migliore. Ad Oppido, su 43 domande presentate, ne sono state finanziate per ora 14. L'elenco, pubblico, può essere consultato nella bacheca comunale o sul sito della Cittadinanza solidale. Ma proprio dopo aver preso visione dell’elenco, sono stato assalito da alcuni dubbi. Come è possibile che nelle graduatorie delle domande finanziate ci siano alcune persone che hanno un tenore di vita nemmeno lontanamente paragonabile a chi vive al di sotto della soglia di povertà? Persone che non solo posseggono un lavoro (che di questi tempi non sempre vuol dire possedere un futuro), ma posseggono ricchezza. E come è possibile che siano rimaste escluse persone che invece realmente vivono una condizione di disagio e povertà visibile, evidente, concreta? Credo sia chiaro come, ancora una volta, i meccanismi di calcolo posti in essere non siano più sufficienti a fotografare la realtà economica di un nucleo familiare. E che di fronte a film già visti la Regione Basilicata continua a ripetere errori di gestione del denaro pubblico. Perché al di là delle buone intenzioni dei nostri regionali, la realtà è che i poveri restano tali e "furbi del quartiere" si moltiplicano. oppido__20Questi meccanismi non fanno che ingenerare doppie ingiustizie: da un lato escludono chi ha realmente bisogno, dall’altro danno a chi già possiede. Come Comune di Oppido abbiamo avviato, attraverso il comitato locale di garanzia, tutte le procedure necessarie affinchè la Regione Basilicata e il Comando della Guardia di Finanza effettuino controlli specifici diretti ad accertare la veridicità delle informazioni fornite. E' inutile continuare ad investire fondi pubblici in progetti mirati a combattere la povertà. Se non cambiano determinati meccanismi, questi soldi finiranno sempre in mani sbagliate e non si raggiungerà mai un risultato concreto. La povertà oggi non è più solo legata ad una situazione economica precaria, ma abbraccia la sensazione (terribile) di esclusione sociale, culturale. Del sentirsi diverso nella società. La cittadinanza solidale era (ed è) anche per questo. E ‘ possibile che formalmente non ci sia nulla da eccepire ma allora viviamo in una società dove è stato cancellato totalmente il concetto di solidarietà ed è certo che se continuiamo con questo modo di fare non cambierà mai niente. E l'indignazione da sola, forse, non basta. A noi spetta denunciare gli episodi agli organi competenti, sperando che essi entrino nel merito dei controlli. Poi, dovrebbe essere la coscenza di ognuno ad impedire che accadano certe cose, perché dove non può arrivare la legge, che ci sia una morale a punire questa gente di fronte al giudizio di tutti i cittadini. Antonio Cimadomo, Consigliere Comunale Oppido Lucano. (seguono 62 nominativi di persone che hanno controfirmato questa lettera) Samantha Lioi, Donato Mancusi, Donato Sannella, Domenico Picciani, Angelo Lancellotti, Michele Manniello, Giulia Lioi, Donato Cimadomo, Mauro De Felice, Mario Picciani, Lucia Langellotti, Rocco Mancusi, Canio Smaldone, Rossana Avigliano, Ilario Caputo, Teodoro Langellotti, Serena Colonna, Fabio Angelosanto, Francesca Marino, Cinzia Maggiolini, Cristina Rossi, Gianna Barbagli, Maria Pini Egidi, Giampaolo Squarcina, Valentino Piglionica, Antonio Piras, Vincenzo Angelo, Barbara Temperilli, Valentina Pacione, Francesco Abela, Tina Galante, Tiziana Parretti, Giuliana Cupi, Cristina Falzone, Luca Urciuoli, Antonio Nicastro, Maddalena Ivano, Nicola Pecoraro, Elisabetta Somaschini, Pietro Almasio, Vincezo Cozzolino, Antimo Bianco, Rosalia D'Arcangelo, Giovanna Reale, Pieluigi Regoli, Mariano Maffei, Antonio Lanzetta, Francesca Merlo, Caterina Spadafora, Emilia De Santis, Gabriella Armignacco, Madia Letizia Stama, Sabrina Colella, Alessandra Notarangelo, Giacomo Notarangelo, Marta Traina, Enza Zeppilli, Antonella Liardo, Luigi Rossi, Valter Gallo, Carlo Traina.

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