E’ già trascorso un anno da quella che è stata la più grande tragedia di migranti, nel Mediterraneo, in epoca moderna. Non l’ultima purtroppo ed ormai neanche più confinate alla sola stagione estiva,    

epoca in cui le carrette del mare, traboccanti di questi eserciti della disperazione, si muovono dalle coste africane per raggiungere l’eden italiano con maggior facilità. Oggi più che mai la cronaca ci ricorda quanto cruciale sia la posizione della nostra penisola in quello che fu il Mare Nostrum. Certo non lo dominiamo più, non abbiamo più navi temute sull’una e sull’altra sponda, non governiamo più gli scambi economici, ma il peso dell’avere tre lati nel mare quello c’è tutto, la responsabilità di accogliere o fermare quanti tentano di approdare sulle nostre coste quello non ce lo toglie nessuno, l’onere di soccorrere, curare, sfamare uomini, donne e bambini, sempre più bambini, quello nessuno vuole strapparcelo.

 

E noi che facciamo fatica a stare nei parametri di Maastricht, noi che non abbiamo senso civico, noi che siamo maleducati e che violiamo così facilmente le regole, proprio come gente di mare non fuggiamo da chi ha bisogno, non abbandoniamo chi fugge dalla guerra, dalla miseria, dalla persecuzione, ci rimbocchiamo le maniche e senza fare domande in un crescendo di solidarietà, ci prodighiamo verso chi certamente ha meno di noi.

Lo spirito è tutto nel ricordo di quell’ufficiale di marina che ricorda con infinita mestizia, dopo il naufragio del 3 ottobre, i corpi di una giovane madre e di sua figlia appena nata, nello stesso telo, in un ultimo eterno abbraccio.

Noi siamo stati per un lungo periodo della loro vita la terra sognata, immaginata: chissà quanti progetti e quanti sorrisi hanno accompagnato i giorni e le ore prima della loro morte.

Siccome le tragedie non si vivono solo sull’onda dell’emozione occorre dare corso, già da domani, a quel lavoro legislativo ormai da tempo avviato dal nostro Presidente e passato nella IV Commissione sotto forma del progetto di legge “Norme per l’accoglienza, la tutela e l’integrazione dei cittadini stranieri migranti e dei rifugiati”, a cui un importantissimo contributo è stato offerto dalla Provincia di Potenza.

Molte le associazioni che stanno dando un importante contributo di testimonianza e di esperienza: crediamo che già giovedì prossimo potrà essere avviata la discussione e la elaborazione degli emendamenti.

Vogliamo che approdi al Consiglio nel più breve tempo possibile un testo condiviso, ampiamente discusso nella nostra società civile e tra le associazioni di volontariato, che venga votato all’unanimità come accade ogni volta che i Consiglieri si ripiegano sui problemi veri ed urgenti delle persone in difficoltà.

Ma oggi solo silenzio e preghiera.

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