Addio all’Unità. “Fine della corsa. Dopo tre mesi di lotta, ci sono riusciti”. Il titolo in prima pagina riporta parte del Comunicato di redazione e denuncia le mancate intese che avrebbero potuto salvare il quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924.Nell’editoriale intitolato “E’ la terza volta che ci spengono, ma non ci fermiamo”,
il direttore, Luca Landò, spiega la scelta per il penultimo numero (l’ultimo uscirà il 1 agosto): in prima una citazione del fondatore sull’identità che avrebbe dovuto avere il giornale e una vignetta di Staino, gli unici testi a pagina due e tre, con la cronaca della giornata nella quale i soci hanno deciso di sospendere le pubblicazioni, infine 16 pagine bianche.La direzione critica anche il Partito Democratico per non aver appoggiato il progetto (affitto e successivo acquisto del ramo d’azienda) di Matteo Fago, socio di maggioranza.Per Giovanni D’Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ancora una volta un pezzo di storia del giornalismo italiano se ne va per sempre, nella totale indifferenza di chi avrebbe potuto fare qualcosa e non è intervenuto. Un fatto di gravità inaudita, che mette a rischio un’ottantina di posti di lavoro in un momento di grave crisi dell’editoria. Lo “Sportello dei Diritti”, che ha sempre posto al centro della propria azione politica i diritti dei più deboli e tra essi quelli dei consumatori, invita il Partito Democratico e gli azionisti, a rivedere questa decisione e si dichiara al fianco dei giornalisti dell’Unità, ai quali rivolge un messaggio di vicinanza e solidarietà.
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