La cucina e la gastronomia raccolte per ordine di Federico II conquistano i ceti colti confermando come i costumi alimentari si accompagnano alle più importanti manifestazioni scientifiche.
Una intrigante relazione sui banchetti di corte che Federico II amava proporre ai suoi commensali, e sui suoi gusti personali, quella della dott.ssa Franca Tacconi, Vice presidente della Fondazione Federico II di Svevia della città di Jesi, tenutasi ieri, 12 aprile, nei locali del Gal – Terre di Murgia di Altamura in cui ha interagito con il moderatore Pasquale Castellano e con il pubblico presente rendendo vivo e appassionante il viaggio nell’ambito della culinaria e della gastronomia medievale, alla scoperta dei piaceri della gola tra le ricette di noti recettari, quali “Il Convito dell’Imperatore “L’alta cucina medievale da Federico II a mastro Martino” della Prof. ssa Maria Anna Causati Vanni, che ha potuto testare nella pasticceria di famiglia, a Roma, i dolci proposti, e “I ricettari di Federico II. Dal “Meridionale” al “Liber de coquina” della Prof.ssa Anna Martellotti”, con cui l’autrice attribuisce all’imperatore Svevo la paternità delle ricette ben congeniate, con evidenti intenti pratici, costruite e sviluppate per l’uso della cucina di corte, scritte in una lingua volgare che denota le origini meridionali, soprattutto siciliane, e altre di derivazione arabe, datate dal 1240 al 1250. “Per meglio comprendere il ruolo e significato dei libri attribuiti all’opera di Federico II “ – ha spiegato la dott.ssa Tacconi – “ va considerata l’antica e gloriosa Scuola Medica Salernitana voluta da Federico II, perché all’epoca si riteneva che l’alimentazione fosse parte integrante della scienza medica”.
Federico II, oggi sarebbe un Master Chef, la sua curiosità per il cibo e le cucine locali dei posti in cui si trova a soggiornare durante le sue campagne militari lo portano a cimentarsi in sperimentazioni culinarie più o meno artite, di brodi, tra cui quello di mandorle, riso, salse dai colori di ogni tipo, tra cui la salsa verde a base di prezzemolo e la salsa camelina velutata e di colore marrone e tantissime spezie, dall’anice stellato al cumino, passando dallo zafferano alla cannella e noce moscata. “Era una cucina molto raffinata” – ha spegato la dott.ssa Tacconi – “se si pensa agli zuccherini di violetta regalati a Pier delle Vigne”. Nei banchetti, che iniziavano con una insalata di frutta di stagione, e continuavano con brodi, lasagne, portate di carne e pesce arricchite da salse e da ogni ben di Dio, e terminavano una serie di torte e dolci, senza dimenticare gli indispesabili intermezzi di insalate e tanto altro ancora, l’Imperatore, che personalmente magiava poco e alla carne preferiva il prosciutto e lo scapece a base di pesce, non badava a spese per il desiderio di stupire i suoi commensali, mentre, faceva leggere il Galateo, affinché chi partecipasse, sedesse a tavola con educazione.
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