Oggi ulteriormente si è potuta misurare l’arroganza di Tfa, l’azienda che sta chiudendo uno stabilimento storico nell’area industriale di Tito e che lo sta facendo principalmente per l’inadeguatezza dei suoi progetti industriali.

Oggi si sarebbe dovuto discutere di come i 36 lavoratori di Tito potessero prendere in considerazione il trasferimento nel sito di Caserta dove l’azienda, continuando il suo piano di riduzione e delocalizzazione delle produzioni, intende concentrare le sue attività italiane.

Abbiamo potuto misurare ancora una volta che per Tfa i lavoratori di Tito sono un di cui, persone che nell’idea di chi partecipa ai tavoli devono essere disponibili a trasformare le loro vite diventando emigranti per un tozzo di pane distribuito solo se si parte immediatamente e solo per un periodo limitato e, nella testa dell’azienda, devono essere anche riconoscenti per questadisponibilità.

L’incontro di oggi, durato pochi minuti, segna una nuova brutta pagina per Tfa. Come organizzazioni sindacali chiediamo che le prossime 48 ore siano tempo che l’azienda usi per ragionare e capire fino in fondo cosa sta chiedendo ai lavoratori e quale sia la sua responsabilità sociale. Se tutto ciò resterà lettera morta, i lavoratori e le lavoratrici di Tito saranno capaci di dare una risposta a chi pensa di poterli comprare e vendere impunemente.

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