A Potenza, lui, Michele “Lello” De Novellis, settantaduenne con voce pacata e leggera inflessione partenopea, e la sua famiglia, in quanto gestori dello storico bar, sono molto conosciuti. Tuttavia in pochi, ci dice, conoscono il loro cognome. Per tutti, e da ottant’anni, sono “quelli della Stazione”. Come giustifica la sua esistenza? Nel Dopoguerra mio padre si trovò a dover gestire brevemente il bar della Stazione (oggi
Centrale). Doveva essere una cosa di una ventina di giorni, ma poi è durata ottant’anni. Quali sono i suoi primi ricordi del bar della
stazione di Potenza? All’epoca la Stazione era un terminal di trasporto, con la funzione di accogliere -cinquanta chilometri a sud e cinquanta
chilometri a nord- tutti i paesini limitrofi. E poi sul piazzale c’era lo stazionamento dei pullman, che raggiungevano quei comuni non provvisti di fermata ferroviaria. Questo trasbordo continuo rendeva la Stazione molto accorsata e popolata. L’unica cosa che oggi
resiste, insieme a noi, è il barbiere: tutti gli altri sono andati via, perché economicamente non ce l’hanno fatta. Gli altri sarebbero?
La storica edicola, una biglietteria a largo raggio…una rimessa di noleggio. Perché non ce l’hanno fatta? Per la crisi economica o magari perché la zona è stata tagliata fuori? E’ stata tagliata fuori da quel vecchio progetto di viadotto che doveva collegare la zona della Stazione con la superstrada. Un pezzetto ne è rimasto davanti all’Anas, ma tutta quell’operazione si è rivelata essere opportuna per la costruzione delle cosiddette “due torri”, abitazioni civili che sono di fronte. Ne consegue che però è stata del tutto “tagliata” la vecchia scorciatoia, che -asfaltata e rimessa posto- collegava la Stazione, viale Marconi con il Rione Francioso. E dava un “circuito” alla viabilità. “Tagliata” quella, la Stazione è rimasta strada…chiusa. Immagino che anche i vostri, di affari, siano calati.
Siamo a un terzo di quello che era prima il movimento, perlomeno rispetto agli anni Novanta. Non avete mai fatto presente questa situazione a chi di dovere? (Scuote la testa) Mi ricordo una citazione, sentita in Stazione, anche se non so a chi attribuirla: “Gente di Basilicata avvezza, da sempre, a gratuite riverenze”. Questa cosa un po’ è rimasta a tutti: quando si tratta di rivendicare qualcosa, ci sembra sempre di essere, non so, presuntuosi. Quindi per “pudore” lei non ha mai detto
niente.
Sì, per “pudore”. Mi piace questa parola. Oggi però ci sono più famiglie che dipendono dal vostro bar.Senza esagerare, diciamo che sono tre. E se dovesse provare a chiedere una cosa, attraverso questo giornale…? Per parlare di una cosa possibile, partirei
dalla scala mobile, o meglio, di una frazione della scala mobile. Quel piazzaletto pedonale costruitovi davanti è sicuramente, dal punto di
vista architettonico, eccellente. Uno dei fautori, un architetto, è un mio amico. Impostato in spazi quattro volte più ampi, era assolutamente ben collocato, ma oggi, quello spazio che è stato preso dal giardinetto pedonale ha praticamente “annullato” il piazzale della