LA “SOCIAL CARD” : UN CLAMOROSO FALLIMENTO SOTTO IL PROFILO GESTIONALE, UN MODELLO MALRIUSCITO ED UMILIANTE DI ELEMOSINA DI STATO, UN MODO INACCETTABILE DI SOSTENERE PENSIONATI E FAMIGLIE A BASSO REDDITO.
La recente manovra del Governo Berlusconi a sostegno dell’economia, ha introdotto la social card.Rilasciata dalle Poste previa presentazione di apposita domanda da parte degli aventi diritto (anziani ultrasessatantacinquenni e famiglie con un bambino di età inferiore ai 3 anni e con basso reddito) consente l’acquisto presso esercizi convenzionati di generi alimentari e il pagamento presso le Poste di bollette di luce e gas.
Questa la teoria; un giro nei negozi e presso i Caf svela una verità diversa.
Molti coloro che non ne sono ancora in possesso,tanti quelli che dopo interminabili file alle poste si sono sentiti dire che bisogna ancora aspettare.
In questi giorni si scopre anche che i pochi fortunati che l’hanno ricevuta, quando hanno provato ad utilizzarla,hanno trovato una sorpresa alle casse: una carta priva di copertura bancaria o l’umiliazione del blocco della carta perché il sistema informatico non è in grado di erogare il credito nel caso in cui lo scontrino superi anche solo di un centesimo il contributo.
Contrastare l’impoverimento di ampie fasce di popolazione è una scelta giusta, ma invece di ricorrere alla “tessera di povertà” da esibire alla cassa del supermercato, non si sarebbe potuto semplicemente erogarle direttamente con la pensione?
giovanna colangelo
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