bandiere-sin_Cgil, Cisl e Uil I sindacati confederali lucani insoddisfatti del disegno di legge approvato dalla terza commissione consiliare: “È come costruire una città senza piano regolatore”. Pressing sulla maggioranza per modificare la legge in aula Potenza, 23 marzo 2007 – “Il testo di legge che disciplina le autorizzazioni per la costruzione di impianti di produzione energetica, varato dalla terza commissione del consiglio regionale, non è condivisibile nel suo insieme poiché non accoglie le richieste più significative fatte nel corso del confronto con la giunta regionale e con la commissione stessa”. A sostenerlo sono le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil che si dicono “deluse dell’esito dell'audizione tenuta il 31 gennaio scorso dalla terza commissione con le organizzazioni sindacali poiché si registra un arretramento rispetto a quanto fino a quel momento discusso con il governo regionale”. Nel merito del provvedimento le tre confederazioni lucane ritengono che “sia un grave errore poter autorizzare la costruzione e la produzione di centrali termoelettriche con taglia fino a 400 Mw ancor prima della realizzazione del Piear (Piano di indirizzo energetico ambientale regionale). Altrettanto vale per il dimensionamento degli impianti da biomasse, il cui limite è stato elevato inopinatamente, mentre la derivazione delle stesse biomasse non è accertabile come da noi richiesto. È un po’ come prevedere di costruire una città mentre si sta ancora elaborando il piano regolatore”. Le osservazioni di Cgil, Cisl e Uil si appuntano anche sul fondo di compensazione ambientale che “forse potrà essere seriamente alimentato solo tra un quinquennio, mentre la richiesta del sindacato era quella di costituirlo da subito, anche con le risorse derivanti dagli accordi già esistenti in materia energetica, al fine di avere ricadute positive per l’intera società lucana. Ridurre la bolletta energetica per le attività pubbliche, le aziende e i cittadini è un dovere per le istituzioni”. Cgil, Cisl e Uil si dicono inoltre sorpresi “di vedere reintrodotto il comma 6 dell’art.4, che affida in capo alla giunta regionale (anziché al consiglio) la possibilità di poter rimodulare le quantità di energia prodotta tra le diverse tipologie.

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