Il 70% degli italiani ha scelto di ridurre il numero dei parlamentari in Italia. Dopo 57 anni dalla riforma costituzionale voluta da Amintore Fanfani, le più alte Aule politiche del Paese saranno ridotte nel numero dei componenti.
Per renderle più operative e per adeguarle a una situazione generale che vede sul territorio, impegnate a tutelarlo, diverse figure istituzionali rispetto alla riforma del 1963. Oltre anche a funzioni deliberative passate dal governo alle Regioni e all’Europa.
È una riforma fortemente voluta dal M5S che aveva ottenuto già in Parlamento il passaggio costituzionale per adeguare il numero dei parlamentari, assistendo per la prima volta a un’Aula che ha votato contro i suoi stessi interessi. Come dovrebbe essere in un Paese civile, mentre in Italia assume i contorni di un evento epocale.
Il referendum è stato solo un colpo di coda della vecchia politica che ha cercato di perseverare nei suoi interessi, conservando un numero eccessivo e improprio di rappresentanti al Senato e alla Camera. Contando sulla disinformazione del sistema mediatico nazionale che in questi mesi si è infatti fortemente sbilanciato nel tentativo di confondere l’elettore.
Addirittura facendo veicolare sui social network estratti della riforma del Senato del governo Renzi, che prevedeva 100 senatori nominati, già bocciata dagli italiani e voluta
tour di interventi sul territorio che ha toccato più di 20 piazze in pochi giorni di campagna elettorale.
Ho letto sui social alcuni commenti che in sostanza dicono “… ma i parlamentari grillini hanno capito che i primi ad essere tagliati saranno loro?” Sorrido perché comprendo quanto un trentennio di mala politica abbia inculcato, anche in alcuni cittadini, che la politica sia interesse personale. Io invece, seppure eventualmente decidessi di ricandidarmi e non venissi rieletto, mi sentirei orgoglioso di aver fatto politica, davvero per il bene comune.
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