«Pasolini aveva la faccia scavata come i nostri contadini, sembrava uno del paese».

Da piccolo è stato una delle comparse del film “Il Vangelo secondo Matteo”, girato in parte anche nel suo paese d’origine, Barile, in provincia di Potenza. Pare che il grande regista friulano, sapendo che era il figlio del sindaco missino, scherzosamente lo “obbligasse” a fare il gesto del pugno chiuso. Poi Pasolini si girava e il bimbo per ripicca gli faceva il saluto romano alle spalle.

Il suo ultimo libro, pur trattando della “transumanza perduta”, non è un testo “nostalgico”, però lo stesso «bisogna ripartire del passato», specie in questa società troppo “tecnologica” e spesso distratta. «I valori della terra non sono cose di cui vergognarsi, ma vanno riscoperti. La nostra classe dirigente si è formata grazie ai sacrifici di contadini, piccoli borghesi, artigiani e pastori».

A parlare è il sessantottenne Emilio D’Andrea, giornalista, poeta e scrittore, con un passato in politica (è stato consigliere regionale e comunale di centrodestra), che –dopo numerosi testi di poesia e saggistica, e un buon numero di riconoscimenti ricevuti- approda alla pubblicazione del suo primo romanzo “Tutti i colori del’arcobaleno – La transumanza perduta” (Effigi).

d: Giornalista, scrittore, poeta e in passato anche politico…o politici si resta tutta la vita?

r: Più che “politico”, diciamo che mi sono sentito “figlio d’arte”, perché -come sa- mio padre ha fatto il sindaco a Barile. E poi, essendo cresciuto appunto in un piccolo borgo, posso dire senza retorica di essermi sempre interessato ai bisogni del cittadino, intendendo la mia attività come “servizio”.

d: Per cosa dovrebbero ricordarla i cittadini di Barile?

Beh, innanzitutto, per la legge sulle minoranze etnico linguistiche (Barile è un paese arbereshe): io ero all’opposizione, ma devo dire che ho trovato colleghi della maggioranza molto sensibili al tema. Questa legge ha fatto da apripista a quella nazionale, la famosa Legge 40.

d: Ma il suo percorso politico è finito del tutto o si è solo interrotto?

r: Da quando avevo vent’anni ho fatto sempre il “portatore d’acqua”, sostenendo via via nei comizi persone come Buccico (un grande oratore) e Filippo Margiotta (l’uomo gentile che si presentava agli elettori con una rosa). Dopo vent’anni mi candidarono, “di prepotenza”, alla Camera, e fu comunque un successo (presi 27mila voti “contro” il compianto, e molto noto, Tuccino Pace). Poi, nel 1995, mi “obbligarono” di nuovo…anche perchè alcuni “amici” potentini volevano solo sfruttare le mie capacità oratorie e aggregative, ma col reale intento di “bruciarmi” e farmi fuori. Ma quella volta tutto il partito (An) fu sconfitto, inteso come “burocrazia”, non certo come idee o programmi. Avevo “accettato” An (pur essendo ideologicamente contro), soprattutto perché Fini aveva detto che non avremmo rotto col passato; ma quando poi invece disse che il fascismo era il male assoluto beh…per carità, con tutti i mali del fascismo (il primo era stato proprio mio padre a parlarmene: le leggi razziali, la guerra)…

d: Mi faccia capire: sta dicendo che Finì sbagliò a dire che il fascismo era il male assoluto?

r: Buttò tutto alle ortiche, senza salvare nulla.

d: Quindi, secondo lei, qualcosa del fascismo andava salvata?

r: Non lo dico io, ma Renzo De Felice e tanti altri storici americani e inglesi. De Felice aveva addirittura una cultura di sinistra, ma certe cose le hanno dette anche Giampaolo Pansa e altri. Per carità, nessuno mette in dubbio che dittatura, olio di ricino, purghe, omicidi, manganellate, leggi razziali, guerra, assolutamente no, non vanno, bisogna essere contro. Tuttavia, bisogna calarsi nel momento storico, in cui il fascismo aveva a che fare con le grandi potenze…

d: Mi dica allora qual è stata una cosa buona, secondo lei.

r: Beh, la legge pensionistica, la riforma degli ospedali, la riforma della scuola…il codice Rocco (anche se con le sue difficoltà), la legge con la quale il Prefetto negò l’intitolazione a mio padre, una legge fascista del 1926.

d: Ecco, spieghiamo a chi legge: qualche anno fa, il prefetto di Potenza (non quello attuale), in vista dell’intitolazione della sala consiliare del Comune di Barile a suo padre (Andrea D’Andrea), aveva chiesto di sospendere la manifestazione, con la motivazione, mi par di capire, che suo padre era stato fascista…?

r: …beh, era stato iscritto al partito fascista. Il Prefetto comunque bloccò tutto. Ma quella proposta di intitolazione veniva da una giunta di centrosinistra con l’appoggio di tutta l’amministrazione (in cui non c’era nessun rappresentante del centrodestra). Inoltre, erano già passati cinquant’anni da quando mio padre era morto, ma ci furono l’Anpi e qualche detrattore locale che, anziché parlare di “pacificazione” o di riconoscimento delle qualità- si appellarono al Prefetto. All’epoca al Governo c’erano la Lamorgese, Speranza…non voglio dire che i Prefetti dipendono dai ministri, ma certo l’influenza si sente. Non voglio fare comunque dietrologia o complottismo, ma sta di fatto che il Prefetto fermò tutto. Io feci la mia controproposta, segnalando tra l’altro che la legge richiamata era fascista.

d: Cioè, una legge fascista bloccava un’intitolazione…con la motivazione del fascismo?

r: Esatto, un controsenso vero e proprio. Il Prefetto non ci ha mai ricevuti (anche solo parlare sarebbe stato utile) e l’intitolazione è stata revocata. Oggi ho chiesto nuova udienza al Prefetto e al nuovo direttore dell’Archivio di Stato, per poter andare a vedere finalmente questa famosa e fantomatica “carta” (che chi ha fatto la segnalazione non poteva neanche avere, in quanto esclusiva per la magistratura o per i parenti).

d: E questa “carta” cosa diceva?

r: Che papà era stato nelle milizie (“milizia volontaria per la sicurezza nazionale” – ndr), che però erano solo sulla carta, a parte le esercitazioni, un esercito di volontari. E’ questa è quella democrazia in cui è ancora latente il rancore: papà ha fatto del bene, non si è arricchito, al più ha venduto qualche campagna. Ancora oggi alcuni anziani se lo ricordano. Ha lasciato una buona amministrazione, bilanci in regola. Uno storico locale di Rionero, Antonio Cecere, ha fatto una ricerca in tutti gli archivi, a proposito delle opere meritorie, di quello che –tra l’altro- è stato il primo sindaco dell’età repubblicana, e per dieci anni. Anche questa cosa gli è stata riconosciuta.

d: Ma lei non mi ha risposto: carriera politica finita, la sua, o solo interrotta?

r: No, la politica attiva è finita. Come dicevo, con Fini ruppi definitivamente, anche perché strizzò l’occhio alla sinistra (senza contare quel fuori-onda in cui diceva, con un giudice, che Berlusconi avrebbe fatto la fine di Ceausescu). Nel 2005 ho scritto un libro, “Lo Spergiuro”, che parla proprio di lui: mi sono avvalso di tutta una documentazione che comprova le cose che ho scritto, sulla sua vita privata, su tutto il suo cammino politico. Non tutto ciò che luccica è oro, come si suol dire: Fini è stato un “buon prodotto” di Almirante che di suo sperava di campare altri dieci anni, ma così non fu. Speravo che Fini mi denunciasse, ma non è accaduto. In breve, a un certo punto aderii a Forza Italia (ma da uomo di destra sociale mi ci sentivo un po’ stretto), e poi passai con la Meloni e fui candidato al Senato…ma questa legge elettorale è sbagliata.

d: Dopo tanti anni, in Basilicata c’è per la prima volta un governo di centro-destra. Qual è la sua valutazione?

r: E’ stata soprattutto una risposta agli errori del centrosinistra: i litigi per il potere, tutte le magagne nella sanità, enti sub ragionali e quant’altro. Dopo quarant’anni anche loro erano lacerati. I Lucani sono dei pecoroni? Non credo, alla fine, la gente tanto stupida non è. E’ vero, magari è un po’ rassegnata, si adagia, ma poi…Quella del centrodestra era una scommessa. Io stesso sono stato critico con Bardi, anche se all’inizio mi ero entusiasmato, presentandolo anche in un comizio.

d: Quindi poi si è disilluso?

r: Beh, poi c’è stato un lassismo, un distacco tra il governo regionale e i cittadini. Loro dicono, forse anche giustamente, che hanno trovato troppe magagne pregresse, però dopo tre/quattro anni, la gente di cambiamenti non ne ha visti molti. Ultimamente, però, col bonus gas, col buono casa, con la Merra che sta lavorando bene, col buon lavoro fatto da Gianni Rosa in tema ambiente petrolio…stanno riprendendo quota. Oltretutto, come sa, la gente si ricorda soprattutto le ultime cose: tra poco si va a votare e quindi… speriamo bene. Anche se questo Bardi che va sempre a Napoli e che si vuol riproporre…beh, la gente lo vuole vedere più in giro, non soltanto per tagliare nastri. Se lo riconfermeranno, è chiaro che io lo voterò, ma io auspico anche un certo cambiamento. Le gente, dopotutto, chiede piccole cose e risposte immediate.

d: Lei ha parlato della “Merra che sta lavorando bene”; il suo libro parla di “transumanza” (e quindi anche di “tratturi”); e ha detto che i Lucani non sono “pecoroni”. Ma cosa ne dice della situazione delle nostre strade?

r: C’è una situazione atavica, che si porta dietro tante storture. Con lo smembramento delle province è inoltre venuto meno un controllo specifico su questo tema. Però, ripeto, la Merra sta lavorando bene, con quei progetti sui passaggi a livello da togliere etc. Insomma, un progetto generale c’è.

d: Ma cos’è che la fa incazzare, oggi?

r: Mi fa incazzare quando devi raggiungere una città come Venosa e le strada è piena di buche. Mi fa incazzare quando una persona malata deve raggiungere un ospedale ed è bloccato dalle frane. Ma, come dicevo, si tratta di problemi atavici, che hanno anche a che fare con la morfologia particolare del territorio. Mi auguro che si trovino soluzioni in un tempo ragionevole. La Basilicata ne ha bisogno.

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