Nel suo appartamento in Centro sono state girate alcune scene del recente film girato a Potenza, “La Notte più Lunga dell’Anno”. L’avvocato Gianpaolo Carretta, in passato consigliere comunale, è oggi presidente dell’associazione “Centro storico Potenza”. Lo abbiamo incontrato al Gran Caffè, in compagnia dell’avvocato Michele Tucci, segretario di un’assaciazione che vanta già un discreto numero d’iscritti.
d: Presidente Carretta, la vostra associazione come giustifica la sua esistenza?
r: CARRETTA – Tramite una “mission” chiara: il rilancio e la rivitalizzazione del centro storico di Potenza; puntando primariamente a concetti quali sicurezza, igiene, completamento infrastrutturale. In parole povere, si tratta di dare identità al Centro, attraverso una visione e un progetto. Dopotutto, ed è così ovunque, parliamo del luogo “culto” della città.
d: Nel recente passato lei è stato consigliere comunale del centrosinistra, che attualmente è all’opposizione di questo governo cittadino, e qualcuno potrebbe dire che i veri intenti dell’associazione siano politici.
r: Non creiamo equivoci. L’associazione è apolitica e apartitica e io stesso non sono iscritto ad alcuna formazione politica. Si può dire, invece, che proprio in virtù della mia esperienza e della mia conoscenza dei fatti amministrativi e del centro storico, gli amici dell’associazione mi hanno chiesto di rappresentarli, onde affrontare quella che è una vera e propria emergenza della città.
d: Segretario Tucci, quanti sono gli iscritti? Da quanto tempo esiste l’associazione?
r: TUCCI – Gli iscritti, tra fondatori e persone che hanno aderito viva via, sono circa un centinaio. L’associazione, che esiste da poco meno di un anno, ha regolarmente un codice fiscale e una PEC; è registrata all’Agenzia delle Entrate, proprio per poter operare in assoluta trasparenza.
d: Presidente, gli argomenti sul tavolo sono principalmente tre. Il primo è la Festività di San Gerardo, appena conclusasi, non senza le consuete polemiche e –purtroppo- anche la concomitanza di qualche episodio drammatico; la questione movida e sicurezza; e il problema della “morte presunta” del centro storico stesso. Affrontiamoli in ordine.
r: CARRETTA – Per quanto riguarda la Festività di San Gerardo, ritengo che la cerimonia (che ha innanzitutto una vocazione religiosa, prima ancora che “ludica”) sia nel DNA culturale di questo popolo; anzi, andrebbe meglio “esportata” e fatta conoscere oltre i confini lucani (anche se vedo una processione dei Turchi ancora un po’ troppo “sfilacciata” e che avrebbe bisogno di qualche innovazione). La cerimonia si è celebrata in maniera del tutto dignitosa; sì, ci sono stati eventi particolari, ma noi non apparteniamo alla corrente degli “strumentalizzatori”: la cerimonia andava fatta. Noi, ad oggi (mercoledì – ndr), non conosciamo ancora le cause della morte di questo caro ragazzo; c’è un’indagine della Procura, è stata disposta un’autopsia, e non possiamo assolutamente esprimere in maniera preventiva giudizi che non sono compatibili con quello che è accaduto. Pertanto, la cerimonia, ripeto, andava fatta.
d: Poi c’è stata la vicenda di quel giovane caduto in coma etilico…
r: Sì, però questo attiene ad elementi della gestione della sicurezza del centro storico. Un questione che noi illo tempore abbiamo già pubblicamente denunciato, anche in sede di comitato provinciale per la sicurezza, al quale siamo stati convocati, a seguito di note e diffide fatte. Il centro storico merita un controllo costante: noi chiediamo un presidio della polizia municipale, fisso; e un altro, “concentrico”, ma simultaneo, di tutte le forze dell’ordine (carabinieri, polizia, guardia di finanza, polizia municipale), in occasione del sabato sera e degli eventi particolari.
d: Mi pare di ricordare, tuttavia, una sua intervista al TGR in cui affermava queste cose, e la risposta contestuale del sindaco Guarente: il Comune sarebbe molto attento alla questione sicurezza, in virtù delle telecamere di sorveglianza poste e anche dei numerosi controlli delle forze dell’ordine, che avrebbero portato a diverse denunce.
r: Noi respingiamo le accuse di strumentalizzazione, perché –ahimè- i fatti ci danno ragione: per il coma etilico di una ragazza, per gli episodi –costanti- che si verificano in centro storico, di somministrazione di alcol ai soggetti minorenni. Fenomeni che accadono il sabato sera o quando ci sono eventi particolari. Ne consegue che c’è una mancanza di prevenzione. Noi avevamo suggerito anche la presenza di agenti in borghese, per fare più controlli a sorpresa (più efficaci). Sia chiaro, la necessità che tutti i giovani del centro storico si divertano è indiscussa: noi non siamo contro la Movida, bensì siamo a favore di una Movida regolamentata. Parliamo dunque di vigilanza sui decibel acustici, del divieto di somministrazione di alcol ai minorenni e al di fuori dei locali, del controllo del fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti. Insomma, il Centro deve essere vivo e vitale, ma controllato.
d: Chiariamoci, perché certi articoli (compresi i nostri) sul presunto spaccio di droga e su fenomeni di violenza registratisi nei vicoli in Centro, da alcuni sono stati tacciati di allarmismo. Qual è il polso reale della situazione?
r: Il nostro Centro, come accade in tutto il mondo, non può essere un quartiere “dormitorio”, e dunque deve essere frequentato dai giovani e deve ospitare eventi sociali, ludici, aggregativi e culturali; ma ci vogliono regole (normativa di settore) e controlli preventivi.
d: Ma le risulta che lo spaccio di droga ci sia? Ci sono giovani violenti pronti a tirare fuori anche il coltello?
r: Che ci siano fenomeni di spaccio, penso che lo dicano anche alcune indagini e perquisizioni che sono avvenute in Centro, anche se non conosco nel dettaglio le successive evoluzioni. Che ci siano episodi di musica e di spettacoli dopo la mezzanotte, con decibel al di sopra delle regole, beh, mi sembra un dato oggettivo: basterebbe vedere gli interventi richiesti da -e alle- forze dell’ordine, nel corso dei sabati sera o di altri eventi. Che ci sia somministrazione, a volte incontrollata, di sostanze alcoliche è anch’esso un dato oggettivo.
d: Segretario Tucci, una volta un ex sindaco ci ha detto che avere a che fare con i residenti del centro storico non è facile, in quanto si vorrebbe la botte piena e la moglie ubriaca (si vuole un centro vitale, ma al primo rumore si protesta).
r: TUCCI – Non mi sembra che la questione sia in questi termini. La questione nasce da lontano: forse una dei problemi più urgenti è che la somministrazione dell’alcol è divenuto l’unico “aggregante sociale” nel centro storico. Non siamo d’accordo con questa impostazione sociale, e chiediamo più sicurezza e controllo.
d: C’è anche chi dice “pigliatevela con le famiglie”.
r: Sì, ma le autorità devono fare la loro parte.
r: CARRETTA – Va fatto di più. Per questo chiediamo una maggiore presenza –simultanea- di tutte le forze dell’ordine, e una postazione fissa della Polizia Municipale.
d: Presidente, veniamo all’ultimo argomento: la crisi e l’abbandono del centro storico del Capoluogo.
r: I problemi sono vari, a cominciare da quello infrastrutturale. Le faccio un esempio: il Comune a Sant’Antonio la Macchia è una scelta “emergenziale” del Post- Terremoto, che a oggi non ha più senso perpetrare. Gli uffici comunali vanno portati in Centro, ove i contenitori adatti ci sono. Una sede di rappresentanza dell’Università va portata in centro storico. Va creata una politica di incentivazione abitativa per gli studenti dell’Unibas. C’è infine un elemento che attiene sicuramente all’offerta commerciale, ma è un po’ il cane che si morde la coda: un Centro svuotato numericamente non è neanche attrattivo commercialmente. Anche perché vi è un’esigenza di parcheggio, che attiene al discorso del completamento infrastrutturale. Ci sono poi alcuni siti (l’ex cinema Ariston, l’ex cinema Fiamma) a proposito dei quali abbiamo più volte chiesto che si mettano in campo delle iniziative, per dare a essi una funzionalità, acquisendoli o trattando con il privato.
d: Se potesse prendere Guarente sottobraccio, magari anche in potentino, cosa gli direbbe?
r: Di darsi una mossa. E quindi in potentino dovrei dirgli “Uagliò, datti ‘na mossa”. I problemi ci sono. So bene che non è facile amministrare una città, specie come la nostra (per problemi economici, di pianta organica, di vastità del territorio), ma lo stesso bisogna assumersi la responsabilità e –soprattutto- mettere in campo visione e progettualità.
d: Però è vero che i potentini si lamentano per carattere?
r: Sì, è nel nostro DNA, però non bisogna confondere la lamentela con la presenza di problemi oggettivi che anche le cronache degli ultimi giorni portano all’attenzione delle istituzioni.
d: Cosa chiedete, infine, ai residenti del centro storico?
r: Di partecipare attivamente, tramite la nostra associazione e tutte le altre forme aggregative. Bisogna uscire, tramite proposte, da quella che può apparire come una mera lamentela.
Di Walter Destradis