Alto, occhialuto, e dai modi affabili, il sessantunenne Angelo Lovallo, potentino verace, è da pochi giorni il nuovo Presidente, per la provincia di Potenza, di Confcommercio – Imprese per l’Italia, eletto per acclamazione.

d – Come giustifica la sua esistenza?

r – Sono in Confcommercio da un bel po’, avendo anche fatto il vice presidente, per una decina d’anni, col mio predecessore, De Mare. Pertanto, diciamo che è stato quasi “automatico” continuare, anzi, direi che la mia candidatura è partita con un’esigenza, quella di proseguire l’opera di ri-organizzazione avviata nella fase finale della consiliatura precedente.

d – Come tutti i membri del direttivo lei ha una attività sua, che in questo caso è quella di agente di commercio, nel settore edilizia, che vive un momento molto particolare.

r – Già, dovuto a questo blocco del superbonus 110%, a mio avviso preso troppo alla leggera.

d – Da parte di chi?

r – Da chi ha deciso di chiuderlo senza stare troppo lì a pensarci. Negli ultimi due anni il PIL è salito del 5-6%: col momento di crisi attuale, ottenere questo tipo di crescita è piuttosto difficile. Pertanto il “110” andava forse rivisto, sì, ma non bloccato. Occorreva, insomma dare tempo di capire.

d – Lei è al vertice di Confcommercio da poco, ma cosa crede che gli associati si aspettino dalla sua presidenza?

r – Per tutta una serie di vicissitudini, che sarebbe complicato elencare qui, diciamo che Confcommercio –pur essendo riuscita a stare in tutti i tavoli delle trattative (regionali, provinciali etc.)- era stata un tantino limitata nelle sue attività, con la sede chiusa per un lungo periodo. Oggi abbiamo finalmente una sede aperta (presso Palazzo Franco, all’uscita di Bucaletto), con un funzionario che finalmente abbiamo potuto mettervi, e finalmente possiamo ricominciare a parlare di servizi ai soci. Una delle prime iniziative è quella di rifondare le “sottoassociazioni” di categoria (di cui Confcommercio è un po’ “il cappello”), quali Federalberghi (ricostituitasi soltanto a novembre), Federmoda, Fipe, Federauto…

d – “Ricominciamo” è dunque il “refrain” principale.

r – Esatto. Nella realtà è così. Il riavvio delle attività sarà importante anche e soprattutto per la provincia, in quanto finora ci si era occupati soprattutto del CapoluogoL’attività era stata eseguita quasi esclusivamente dal presidente e dalla giunta: eravamo in quattro/cinque persone, e più di tanto non si poteva fare.

d – Proprio la Confcommercio ha diffuso quei dati che hanno fatto scalpore: negli ultimi dieci anni, ben ottantaquattro esercizi commerciali hanno chiuso nel centro storico di Potenza. Che idea si è fatto delle cause?

r – Credo che le cause vadano cercate un po’ negli anni: aver dato la possibilità di “delocalizzare” i negozi, specie in via del Gallitello, ha influito molto. I commercianti, come sa, operano la scelta più comoda e conveniente, e l’assenza di parcheggi in Centro è un problema non di ieri, bensì dell’altro ieri.

d – Quindi, la politica, innanzitutto.

r – Sì, ma anche il fatto che si sono spostati tutti gli uffici pubblici, a partire dall’esigenza pratica venutasi a creare col terremoto dell’Ottanta; ma a tutto ciò, però, poi non è seguita la politica di riportarli in Centro.

d – Però i residenti di zone come il Gallitello potrebbero obiettare: “ma perché il Sindaco, o chi per lui, dovrebbe “salvare” il Centro a nostro discapito?”. E’ un po’ come nel caso degli scongiuri di Trapattoni con l’acqua santa per far vincere l’Italia ai Mondiali (il punto è: “perché mai Dio dovrebbe far vincere noi e far perdere la Germania?”).

r – (Sorride) Io sono un agente di commercio e ho avuto la fortuna di girare. Il Centro di una città è la prima cosa che uno vuole visitare e a cui uno pensa, perché è un bene comune, il bigliettino da visita di una comunità, e allora io dico: forse, non lo abbiamo curato abbastanza.

d – Nelle interviste e nei pareri raccolti è emersa anche una critica ai commercianti del posto, che non sempre sarebbero competitivi…

r – …ma infatti quando io dico “non lo abbiamo curato”, intendo un po’ tutti.

d – Si è parlato anche di locatari che chiedono canoni di affitto esorbitanti e poco realistici (vista la situazione); e il ragionier Fusco, decano dei commercialisti, lamentava la troppo breve vita del Consorzio del centro storico, che a sua volta paleserebbe una certa qual difficoltà nel mettere insieme i commercianti stessi…

r – …è un po’ un problema, atavico, da Roma a scendere in giù. Insomma, la parola “collaborazione” ancora non riusciamo a metterla in pratica. I problemi di base sono spesso comuni, ma ognuno va per la propria strada. Di conseguenza, a mio avviso, i commercianti si parlano poco tra di loro. Ed è un errore, perché le problematiche sono le stesse, e se va bene a uno, va bene anche agli altri. In aggiunta, ci sono gli abitanti del Centro che sono andati a vivere lì perché volevano un posto tranquillo, e quindi non tollerano un certo tipo di cose: ne consegue che ci sono esigenze diverse da connettere. E’ inutile, ad esempio, che i commercianti facciano cento richieste diverse (che non verranno mai esaudite), ma è forse il caso di puntare su una, due o tre. Posso dirle che quando l’anno scorso facemmo l’iniziativa “Moda e Sapori”, beh, non è stato facile mettere insieme un certo numero di espositori (può immaginare i vari “se c’è lui è inutile che venga io” etc.). Francamente mi aspettavo un atteggiamento diverso: se c’è un certo tipo di evento, mi aspetto che gli attori interessati lo facciano proprio, e non che se lo attendano “calare dall’alto”.

d – Voi avete già approntato un protocollo sul centro storico.

r – Proprio nell’occasione di “Moda e Sapori”, abbiamo avuto di interloquire con Regione, Comune, Camera di Commercio, tutti intorno a un tavolo, per cominciare ad affrontare le problematiche. Il protocollo d’intesa già stilato è solo un primo passo, quello di creare un impegno nelle istituzioni (e in chiunque vorrà entrarci).

d – Una specie di mozione.

r – Esatto. Bisogna definire un percorso. Dal canto nostro abbiamo già una serie di studi che la Confcommercio sta mettendo in campo a livello nazionale, e quindi abbiamo già l’Ok per far venire qui degli specialisti che hanno già affrontato problematiche come le nostre. Le loro soluzioni inizialmente saranno di carattere generale, ma poi dovranno essere calate sul nostro territorio.

d – Questione di visioni dunque. Qual è la sua, personale, a proposito de centro storico di Potenza? Come lo immagina/vorrebbe in un prossimo futuro?

r – In effetti una mia visione ce l’ho. Il Capoluogo si deve “allargare” a tutto il comprensorio, quantomeno. A parte Avigliano, collegato con una ferrovia, gli altri paesini non dispongono –che so- di un pullman per far sì che i giovani vengano a farsi una pizza e poi ritornare. Già solo questo…Pensi che Potenza e Picerno fanno entrambe la serie C, ma mi chiedo: è stata mai organizzata una giornata per far incontrare le due tifoserie? E’ stato mai invitato al Viviani il sindaco di Picerno, per vedere la partita insieme a quello di Potenza? Fanno una bella iniziativa ad Avigliano? Ma perché non farla venire in Città? Se a Pignola fanno la settimana “blues”, perché non organizzarla insieme? Prenda i “quadri plastici” aviglianesi: sono andati fino a Londra! …madico, non si potrebbe portarne il vincitore, per una serata, qui a Potenza? Specie se consideriamo che i 50% degli abitanti del Capoluogo hanno origini aviglianesi…? Insomma, oggi bisogna ricreare la vicinanza tra questi comuni. Questa cosa si è un po’ persa.

d – Alla fine la ricetta è “parlarsi”.

r – Se facciamo campanilismo col paese dappresso, figuriamoci con quello a cento chilometri!

d – Se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?

r – Beh, innanzitutto lui ha origini lucane e…insomma, il discorso è sempre quello, ci vuole collaborazione. Da soli non si va da nessuna parte. Non è possibile che Melfi parli del suo castello senza citare quello di Lagopesole: sono entrambi federiciani. Visto che tra loro non riescono, ci vuole una regia, e credo che la Regione dovrebbe avere questo “coraggio”, quello di IMPORRE una strategia ai sindaci. In questo caso, una cosa “calata dall’alto” può essere la soluzione. Se pensa al Covid, beh, una soluzione la si è trovata perché è intervenuta TUTTA l’Europa, si è fatto un discorso univoco; ma qui, in un piccolo territorio dove basterebbe un fischio, non riusciamo a metterci attorno a un tavolo, come facciamo oggi io e lei! Qui siamo abituati a lamentarci (perché è nella natura umana), ma senza proporre soluzioni. Confcommercio è proprio questo: da noi non aspettatevi i forconi in piazza, ma una proposta, condivisa.

d – Il film che la rappresenta?

r – E’ questione di momenti. Adesso servirebbe un film un po’ “forte”, magari “Il Gladiatore”, perché sento che sto affrontando una sfida impegnativa.

d – Nell’arena dei gladiatori, oggi, quali sono “i leoni” più pericolosi?

r – Il problema è sempre il metodo: siamo bravi a lamentarci e, a volte, a crearci anche tutto il castello, cioè a ingigantire.

d – Insomma, questo leone (simbolo di Potenza, tra l’altro), più che ruggire, si lamenta.

r – Il lamento viene coltivato e diventa anche contagioso. E il periodo della Pandemia ha anche un po’ incattivito la gente, aumentando la diffidenza, altra cosa che dobbiamo smussare.

d – La canzone?

r – Sicuramente “Si può dare di più”.

d – Il libro?

r – Direi quelli di avventura, tipo Tolkien, ma solo perché li collezionano i miei figli e io li ho sfogliati un po’. Non leggo molto, in verità.

d – Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto in una eventuale targa a lei dedicata alla Confcommercio?

r – Mah, francamente…magari «Per l’impegno e la dedizione»? Penso che basterebbe.

di Walter De Stradis

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