Sono ancora giovani, ma da vent’anni ormai hanno deciso di rimanere in Basilicata (pur avendo avuto proposte di “trasferimento” fuori regione), nonché di investire su se stessi, sulla collaborazione con altri noti artisti lucani (come il cabarettista Dino Paradiso e l’attore regista Rocco Papaleo), e soprattutto di comunicare le problematiche (ma anche le gioie) della loro terra con un mezzo poco comune, la musica reggae.
I bernaldesi Manuel Brando (al secolo Manuel Tataranno) e Big Simon (Simone Cammisa, fresco anche di un cd solista che ospita grandi artisti giamaicani), sono i frontmen (le voci) di uno dei pochi gruppi musicali conosciuti e apprezzati anche fuori regione, i Krikka Reggae.
D: Iniziamo con una domanda antipatica, ma che serve a tracciare dei contorni: voi nella vita fate solo questo?
R: Manuel: Sì. Il nostro è un lavoro che riguarda tutto ciò che è intorno alla musica, infatti siamo anche produttori e organizzatori di eventi. E’ una delle nostre “mission” fare ciò in cui crediamo “in loco”, e non magari a Milano, Roma…
Ma “Lei”, la Basilicata, vi ha ricambiato finora? Si può vivere di musica in Basilicata?
R: Manuel: Io intanto farei un distinguo: c’è il “popolo” lucano (che è la “conditio sine qua non” e che ci ha sempre supportato, basti vedere le piazze gremite ai nostri concerti)…e poi ci sono le istituzioni. Queste ultime hanno sempre risposto “a intermittenza”, ovvero senza una “visione” costante di quella che può essere la musica lucana in generale, che C’E’, è viva, vegeta e produce tante cose belle. Infatti la musica è anche un “prodotto” con delle potenzialità di promozione territoriale…
R: Simone: A differenza del “peperone crusco”, ad esempio, non c’è stata una vera volontà di sostenere i prodotti musicali e culturali.
D:Tuttavia a Potenza, città che ospita il “palazzo” della Regione, non manca chi sostiene che fra i gruppi che abbiano maggiormente beneficiato dei contributi pubblici vi siano proprio i Krikka Reggae.
R: Manuel: Questa cosa mi fa sorridere. I fondi erogati sono pubblici e chiunque può verificare: quando la nostra associazione culturale ha ricevuto quei sostegni, lo ha fatto partecipando a dei bandi pubblici (o meglio, l’unico bando regionale, quello dello spettacolo), accessibili a chiunque. Non ci sono mai state “corsie preferenziali” e tenga conto che qui parliamo di musica come professione, il che comporta concetti e impegni piuttosto seri, giornate Enpals, contributi versati…
D:Ricordo il video dell’inno “Lukania”.
R: Manuel: Esatto, quella fu un’operazione proprio di tipo “turistico”. E l’Apt, all’epoca guidata da Gianpiero Perri (se non erro), fu premiata alla Bit di Milano proprio per l’idea di promozione del territorio effettuata attraverso quella nostra canzone.
D:Il concetto, mi pare di capire, è che la politica regionale comunque sfrutta poco i gruppi lucani (soprattutto quelli conosciuti anche fuori regione), e la loro musica, come mezzo di promozione della Basilicata.
R: Manuel: Beh, se dev’essere un “poltronificio”, meglio di no, ma per renderla funzionale basterebbe, come dicevo, seguire le buone pratiche fatte da altri, senza doversi inventare nulla.
R: Simone: E in Basilicata ci sarebbe terreno fertile, perché qui da noi le realtà musicali sono tantissime, ma avrebbero solo bisogno di sostegno, anche a favore del territorio.
R: Manuel: Pensi che produttori di dischi e di spettacoli di altre regioni vanno in Puglia perché c’è la possibilità, attraverso i sostegni pubblici, di produrre nuovi lavori con artisti del posto. E’ un discorso che conviene a tutti.