«Volando sulla Basilicata si capiscono molte cose»“
Attività di avvistamento con mezzi ultraleggeri”: con questa “mission”, l’associazione“Dedalo” collabora alla campagna regionale antincendio. Parla il presidente «L’associazione ha assunto il nome “Dedalo” solo negli ultimi quindici anni. Quando nacque si chiamava “Icaro”.
Le prime convenzioni, all’epoca, erano con il “Dipartimento Foreste” della Regione, e riguardavano il semplice avvistamento degli incendi, con un hardware molto complesso da portare a bordo del velivolo (macchina fotografica, computer, modem e ricevitori gps). Poi col tempo, la cosa si è evoluta».
A parlare è Luigi Mancino, ingegnere potentino (il cuisettore di elezione sono le energie rinnovabili), presidente dell’Associazione “Dedalo” che in vista dell’estate avrà un ruolo non indifferente, come accade ormai da diversi anni a questa parte, nella campagna antincendio. Ma questa storia di voli nei cieli della Basilicata si accompagna anche a quella della nascita, a terra, del centro “Icaro” al Pantano di Pignola (Pz), una realtà sicuramente unica nel suo genere, sin dai suoi primi vagiti.
«Attualmente -spiega Mancino- “Dedalo” è una delle associazioni di volontariato che fanno da supporto alla campagna antincendio gestita dall’Ufficio per la Protezione Civile della Regione Basilicata. Si tratta di volare con un aeroplano ultraleggero (che ha quindi costi abbastanza bassi), con a bordo un telefono cellulare. I moderni telefoni cellulari sono infatti dotati di camera ad alta risoluzione e di GPS, sostituendo tutta la strumentazione che un tempo bisognava portare a bordo. Si va dunque in volo, attendendo una chiamata dalla sala operativa (“SOUP”), di stanza presso l’Ufficio della Protezione Civile, che ci chiede di monitorare un avvistamento, avvenuto in genere da terra. E noi che siamo in volo, arriviamo velocemente a controllare, mandando una fotografia geo-localizzata. Questa foto viene poi elaborata in sala operativa e si decide se mandare il canadair, una squadra di terra o se magari non mandare nulla perché si tratta solo di qualcuno che sta facendo un barbecue!
Questo è uno dei modi. L’altra modalità vede noi stessi avvistare per primi un focolaio (che a terra non è stato ancora avvistato da nessuno). In quel caso siamo noi che avvisiamo la sala operativa, inviandogli la fotografia geo-localizzata. A quel punto sono loro a capire e a decidere il da farsi».
L’aeroplano lo guida lei?
Sì, diciamo che io sono l’istruttore di volo, che ha creato altri piloti e quindi altre associazioni. Inizialmente, nel 1992, l’associazione unica era “Icaro”, di cui ero il
presidente. Successivamente si sono moltiplicati i piloti, si sono moltiplicati gli equipaggi di volo, si sono moltiplicate le associazioni e quindi si è potuto anche
offrire un servizio migliore.
E come nasce la sua personale storia di pilota?
Nel 1986 vinsi il concorso in Accademia Aeronautica come ufficiale pilota e feci il pilota militare “a elica”. Successivamente lasciai per andare in Alitalia. Qui,
tuttavia, ci furono problemi sindacali, e quindi mi ritrovai a proseguire il percorso come ingegnere. Realizzai allora un centro che si chiama “Icaro”, sito presso
contrada Pantano a Pignola, munito di aviosuperficie. E lì è iniziata tutta la storia del volo “potentino” (siamo infatti a pochi chilometri dal Capoluogo).
In tutti questi anni di osservazione, in materia di incendi, si può tracciare una mappa delle zone più a rischio del nostro territorio?
Sì, ci sono delle zone che sono  particolarmente soggette a focolai d’incendi, in genere Sopra: De Stradis e Mancino all’Art Restaurant. Sotto: Mancino in volo
dolosi, ovvero la zona del Melfitano e del Metapontino, e ultimamente anche un po’ la zona della costa di Maratea. Ma direi che in genere la zona
più soggetta è nel Vulture Melfese
I motivi?
I motivi non sono chiari. Di sicuro gli incendi sono dolosi, ma non penso che siano legati a interessi di alcun tipo, a mio avviso si tratta semplicemente di
piromani. L’evento naturale è molto raro. Il 99% degli incendi è causato dall’uomo.
Può trattarsi di uno scherzo, oppure lo si è fatto apposta, o magari qualcuno non ha spento bene il barbecue nel bosco!
Osservando la Basilicata dall’alto, e cioè da un punto di vista privilegiato, si vedono cose che gli altri da terra non vedono?
La Basilicata dall’alto è la regione più bella d’Italia, senza ombra di dubbio. Io ho volato un po’ su tutto il Paese, e anche oltre, e posso dire che la Basilicata
è bellissima, perché è una terra molto verde, con terreni poco antropizzati. Per esempio, si fa un gran parlare dell’Umbria, che ha un landscape simile al
nostro, ma è un terreno molto antropizzato, molto abitato.
Invece in Basilicata a volte si vola per lunghi minuti soltanto su boschi, o su terreni agricoli, senza scorgere alcuna abitazione. Volando sul Materano, certe volte
trovi solo le vecchie fattorie della riforma agraria, tutte uguali, tutte abbandonate.
Ma questa è una risorsa per la Basilicata -il fatto di essere poco antropizzati- o magari è il contrario?
Dipende da come la si guarda. Dal punto di vista della qualità della vita, della qualità dell’aria, della bellezza della natura, sicuramente noi Lucani siamo
avvantaggiati. E anche se ci sono molte dighe, queste non hanno comunque cambiato granché il microclima. Da noi non ci sono nebbie, anche perché abbiamo la risorsa
vento, che viene utilizzata dalle energie rinnovabili; siamo una regione che potrebbe dare anche molto di più in termini di sfruttamento della risorsa vento.
Quindi volando vengono anche delle idee, suggerimenti da dare a chi governa?
Certo, però possiamo dire che il settore energie rinnovabili si sta sviluppando, anche se non come in Puglia, in cui il territorio è stato fruttato meglio da questo
punto di vista. In Basilicata, verificando quanti sono i terreni, anche non agricoli, inutilizzati, si potrebbe fare di più. Per esempio, per scopi fotovoltaici. Oltretutto
noi abbiamo il territorio dell’entroterra più ventoso d’Italia, anche più della Sardegna e della Sicilia, che sono più ventose sulle coste che nell’entroterra. Questa
risorsa vento è energia, ma non si è sfruttata granchè,  anche perché ci sono tante zone che sono vincolate da  un punto di vista ambientale, quindi non si possono mettere
le pale eoliche ovunque. Tuttavia, laddove è possibile, a mio avviso bisognerebbe sfruttare di più la risorsa vento. Nelle rinnovabili, da ingegnere, ho trovato il mio
“target”. E mi lasci dire che io credo nel nucleare, anche se mi rendo conto che è difficilmente digeribile dalla popolazione. Credo che la soluzione di tutto potrebbe
essere il nucleare, ma questo non è facilmente realizzabile; pertanto ci rimangono le rinnovabili (l’alternativa sarebbe il carbonio, ma sappiamo che inquina).
Prima abbiamo fatto cenno al centro “Icaro”: è stato difficile creare una realtà del genere in Basilicata?
Qui ci sarebbe proprio da scrivere un libro. La storia di “Icaro” inizia nel 1990 quando comprammo degli aeroplani per fare trattamenti agricoli sui terreni
dell’Esab (grazie anche alla lungimiranza del presidente, Scardaccione); e quindi nacque l’avio-superficie.
Poi, con l’evoluzione del mercato, le cose cambiarono, pertanto i terreni furono acquisiti e destinati ad attività turistiche. Di conseguenza, nacquero anche i campi da
gioco, i campi di calcetto (quando non ce n’erano tanti in città), dando vita a un vero e proprio polo sportivo. Successivamente, quando i campi di calcetto e di tennis si diffusero anche a Potenza, “Icaro” investì in un ristorante per eventi, molto bello, e in una piscina pubblica (utile anche per gli eventi stessi). Sto riassumendo al massimo,
perché questa storia include la scuola di volo, i trattamenti, la protezione civile (di cui è diventata base). E’ una storia molto lunga e complessa, che
dura ormai da trentacinque anni. di WALTER DESTRADIS

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