«Ma datela ‘na mano a ‘sti poveri giovani!»
E’ l’appello ai nostri politici del “solito Vito”, il personaggio che l’attore di teatro amatoriale porta in scena da cinquant’anni, insieme a “La Maschera”
Per queste Festività si vestirà nuovamente di rosso, «non per fare il Gabibbo o il pomodoro», come dice lui, ma per tornare a essere nuovamente Babbo
Natale, in alcuni spettacolini per bambini che sta portando in giro (e la barba bianca, ci tiene a sottolineare, sarà rigorosamente vera, cioè la sua). Sarà anche per
questo, che l’attore Mattia Sonnino -che stiamo vedendo in tv nel nuovo serial di “Sandokan”- ai tempi del suo esordio nella fiction “Blanca” lo ringraziò, a lui,
Gigi Pirozzi, che nel 2006 era stato suo insegnante in un corso di recitazione tenutosi qui a Potenza. Come se gli avesse quasi “regalato” una carriera.
Cinquant’anni di palcoscenico e una vita passata a fare “radiografie” alla realtà lucana, sia letteralmente (come tecnico di radiologia alla Luccioni), sia metaforicamente, attraverso l’occhio critico e popolare del teatro amatoriale:
Luigi “Gigi” Pirozzi, colonna portante della storica compagnia teatrale potentina “La Maschera”, spesso recita in aviglianese (specie quando i testi sono scritti dal sodale
Tonino Nella, originario della “Capitale”), a volte in potentino, altre ancora in napoletano (è nativo di Giugliano), ma sempre e comunque mette in scena la
saggezza, le risate e forse anche le lacrime della gente di Basilicata.
La sua timidezza di bambino, in qualche modo poi “esorcizzata” con gli spettacoli, la ricorda bene: «Alle elementari nascondevo le mani sotto le gambe per paura che il maestro le vedesse alzate e credesse volessi fare il volontario per l’interrogazione!».
Attraverso il suo personaggio più celebre, Vito Summa (“Il solito Vito”, protagonista di sketch anche in Rete) -«un uomo semplice, ma pieno di buon senso, che
osserva e critica la realtà con saggezza popolare»-, Pirozzi ha girato la Basilicata «davanti e di dietro», e persino la Svizzera, regalando risate e un senso di “famiglia” ai conterranei.
Interrogato sulla situazione in Basilicata, il solito Vito Summa la vede «scura, nera proprio». Il suo appello –in aviglianesediretto alla politica e agli amministratori è chiaro («ma datela ‘na mano a ‘sti poveri giovani!»). Pirozzi si commuove anche un po’ pensando ai bambini che piangono a causa delle guerre, e chiede a Babbo Natale che i suoi nipoti non debbano vivere tra i conflitti. Per la Basilicata, l’augurio è che «non abbandonino questa terra», nonsiano costretti, cioè, citando l’esempio di un nipote che ha trovato lavoro addirittura dalle parti della Cecoslovacchia.
Quest’anno “La Maschera” è tornata (Maria Luigia Bombino completa il trio) ed è andata in scena con “Ed… IA tra di voi!!!”, testo di Tonino Nella. Una commedia sull’Intelligenza Artificiale in cui una coppia chiede all’IA un tragitto… e l’IA gli compare davanti in carne e ossa.
«Mi spaventa un po’, sì», confessa Gigi. «Rischiamo di perdere posti di lavoro. Nella commedia persino per il cambio di stagione si chiedeva aiuto all’IA!».
Non senza un culmine grottesco: l’Intelligenza Artificiale che suggerisce alla moglie di eliminare il marito da cui vuole divorziare. Ma alla fine c’è una salvezza in
zona Cesarini: «Bisogna tornare a usare la nostra intelligenza: cuore e mente devono guidarci verso l’altro».
Pirozzi, che fa teatro dal 1975, vede oggi un aumento di giovani e compagnie, ma il percorso è comunque in salita. «Le spese oggi sono molte, troppe tasse, tra
affissione, vigili del fuoco e la stampa dei manifesti». Negli anni ‘70, negli ‘80, era tutto più facile. Oggi, anche uno spettacolo gradito come il loro si chiude «quasi in
pareggio». Quando propose alla Regione di creare qualcosa sul brigantaggio, si vide offrire «una cifra irrisoria».
Consoliamoci col Natale, và, visto che Pirozzi da qualche anno coordina i laboratori teatrali dell’Associazione Nuova Era. Quest’anno saranno con lui
due elfi pasticcioni –Elfo Angelo (Angelo Galasso) e Elfo Filippo (Filippo Gilio)– e sua sorella Maria Teresa Pirozzi, nei panni della Befana-moglie («…e haggie passat’
nu guaio!»).
Hanno già un fitto calendario: Corleto Perticara (14 dicembre), Ruoti per “Il Borgo dei Golosi” (20-21 dicembre), Sanchirico il 23 dicembre con lo spettacolo
“La Lettera più Magica del Mondo”.
L’anno scorso, al castello di Brindisi di Montagna, un bambino ormai cresciutello che non credeva più a “Santa Claus” sentenziò: «Lui (Pirozzi – ndr) è un Babbo
Natale bello e sa recitare».
Se glielo avesse detto Fellini, forse gli avrebbe fatto meno effetto. Per l’attore, tuttavia, il tempo per il cinema c’è anche stato, con la partecipazione al film “Del perduto amor” (1998) di Michele Placido (a seguito di un doppio provino, a Potenza e a Irsina) e a “Non vi sedete troppo” (2005, regia di Gampiero Francese) con La Riccotta. Ma per l’arte cinematografica, l’opaca “lastra” certifica che per poter continuare «bisogna avere amicizie, sì amicizie…non vorrei dire “leccare”».
Prima di salutarci, tira fuori un ultimo ricordo: una cena a Castelluccio Inferiore durante una festa di paese. Era tardi e chiese al Comitato se poteva portare qualcosa
a casa. «No, tu mangi qui con noi», gli dissero. E lui si abbuffò, ovviamente.
Perché il teatro popolare vive così: piatti di carta condivisi, abbracci dietro le quinte, battute che in piazza fanno ridere tutti «perché noi ci aiutiamo molto con i gesti.
La comicità lucana è la spontaneità, le pause, la mimica». E pazienza se, rispetto ai Campani e alla loro grande tradizione nella commedia, «siamo un po’ più chiusi
e montanari».
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