Il tempo del silenzio e del dolore per aver perso un amico e un cittadino esemplare pochi giorni fa per motivi cardiaci ha ceduto il passo alla determinazione con cui noi tutti abbiamo pensato fosse indispensabile ritornare in campo per avere risposte affinchè un bene di proprietà di tutta la comunità tornasse al suo posto.

Con questo non vogliamo dire che la morte in questione sia da attribuirsi a ritardi nei soccorsi o alla mancanza della strumentazione oggetto della nostra iniziativa, perché cosi non è, ma il pensiero che una vita possa perdersi per superficialità o negligenza ci ha dato la spinta per mettere in campo un’iniziativa che coinvolgesse nuovamente tutta la città di Bernalda e ci permettesse di capire dove si trova il defibrillatore acquistato con i nostri soldi. Ecco perché siamo partiti e lo abbiamo fatto ora.

Ma torniamo un attimo alle premesse di questo ragionamento.

Con una raccolta fondi realizzata tra il 2014 e il 2015 l’associazionismo e i cittadini tutti di Bernalda e Metaponto concorsero ad acquistare due Defibrillatori semiautomatici ad uso laico per entrambe le comunità.

Io insieme a Emanuele Acito e Ruggero D’ascanio ci facemmo portavoce delle istanze dei cittadini per tutto il tempo, come racconta il cartello che è stato affisso accanto al luogo in cui il bene era allocato fino a circa cinque mesi fa e dove oggi c’è solo un’informativa che indica che il dispositivo in oggetto, (matr.153015030313) da tempo memorabile, è in manutenzione.

Cittadini, Associazioni e Istituzioni sposarono quindi, fin da subito l’iniziativa contribuendo sia economicamente ma anche dal punto di vista della divulgazione dei contenuti, riuscendo a mettere insieme un congruo gruzzoletto necessario per il suo acquisto.

Dopo un anno la raccolta fondi diede il risultato sperato come attesta la documentazione presente sul sito del progetto e, il 27 dicembre del 2015, alla presenza dell’amministrazione comunale rappresentata dall’allora e, attuale sindaco dott. Domenico Tataranno, di cittadini laici e religiosi, il Defibrillatore venne istallato in Corso Umberto, in una teca adiacente alla farmacia Frisini. Da quell’istante e per un tempo relativamente lungo ci siamo autofinanziati anche utilizzando quanto rimasto in cassa derivante dagli oboli dei cittadini, funzionale alla manutenzione periodica dell’apparecchio.

Tra il 2017 e il 2018, non facendocela più dal punto di vista economico ma anche dell’impegno, chiedemmo alle associazioni che avevano sposato il progetto inizialmente di accostarsi al mantenimento del Dae. Le mutate condizioni unite alla scarsa partecipazione portò a chiedere all’amministrazione comunale lo stesso, dato che, nella persona del sindaco, era stato sottoscritto un impegno, al pari di tutti gli altri candidati sindaci durante la campagna elettorale del 2015.

Nel 2018 così, l’amministrazione con un atto si impegnò ad acquisirne la titolarità facendosi carico dell’istallazione e della manutenzione a proprie spese indicando, per questo, un apposito capitolo di bilancio. Questo permise al Comitato promotore di sciogliersi avendo portato a termine il suo compito.

Ricordiamo a tutti che l’intento finale per cui questi due strumenti furono acquistati era stato quello di garantirne il corretto funzionamento e la permanente accessibilità alla popolazione in caso di reale necessità affinchè essa non fosse tenuta sotto chiave ma libera, facilmente accessibile e fruibile in ogni istante del giorno, evitando il decesso per perdita di tempo inutile; ecco spiegata anche l’allocazione fatta insieme a personale specializzato in un luogo facilmente rinvenibile e accessibile soprattutto durante eventi che vedono una grande partecipazione di pubblico (mercati, feste patronali, etc.).

Oggi, con grande rammarico verifichiamo una grave assenza perché la non reperibilità dell’apparecchio mina fortemente l’obiettivo che aveva spinto a mettere in campo l’iniziativa.

Ecco che ci si chiede: che fine ha fatto il defibrillatore semiautomatico? perché una manutenzione richiede così tanto tempo? sono intercorsi nel contempo nuovi protocolli che non conosciamo? si trova in un altro luogo?

L’istanza di accesso civico che sarà curata dall’avvocato dott. Pietro Ditaranto intende proprio fare questo indagare per ottenere risposte. L’amministrazione infatti, ha tempo 30 giorni per rispondere altrimenti la parola passerà al Tar. Parallelamente sta partendo una raccolta firme che sta avendo un consenso e una partecipazione straordinaria; quando viene leso l’art. 32 della Costituzione è infatti, necessario ritornare in campo e lottare perchè il diritto alla salute sia ripristinato.

La raccolta firme partirà il 12 settembre p.v. durante la notte Bianca a Bernalda durante la quale sarà istallato un gazebo che l’Associazione TerreJoniche ha messo a disposizione per l’iniziativa.

La raccolta firme è presente anche su change e sul nostro sito alla pagina:

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