Il Comitato Tecnico Scientifico della Storica Parata dei Turchi, insediato ufficialmente nel 2011 ma operativo già dal 2010, ritiene doveroso ringraziare tutti i figuranti, le Associazioni, gli Uffici Comunali, le Forze dell’Ordine e coloro che, in questi anni, hanno reso possibile,
con il volontariato, la buona riuscita di questa festa. Lo stesso ringraziamento è rivolto all’intera città che ha avvolto, in un abbraccio entusiastico e caloroso, la parata che si snodava per le vie cittadine.
A chiusura di questa esperienza gratificante e intensa, possiamo affermare fortemente che Potenza è una città piena di forze positive e capaci di esprimersi e di coagularsi intorno a idee forti. Resta motivo di orgoglio aver potuto mettere a disposizione della città la nostra esperienza professionale in maniera gratuita, per concorrere alla valorizzazione della manifestazione attraverso il restauro della memoria collettiva e personale di ogni cittadino.
I tre quadri che costituiscono il corteo storico fanno riferimento al Dies Festus di tre epoche diverse: nel quadro del XIX sec. Prevale l’aspetto di devozione popolare così come viene descritto nelle pagine di Raffaele Riviello: l’intero popolo e tutti i ceti cittadini si stringevano al Santo Patrono attraverso momenti rituali.
Il quadro del XVI sec. è la rappresentazione classica e tradizionale della Parata dal 1967 in poi, quella che appartiene ai nostri ricordi e che “fu costruita” da Tonino Larocca e Carlo Rutigliano.
Il momento rievocativo dell’entrata del Conte Alfonso de’ Guevara in città e il passaggio delle chiavi a Porta Salza rappresentano l’unico episodio storicamente accertato in un documento del 1578.
Il terzo quadro racconta la festa in onore del Santo Patrono in età medievale: una parte della letteratura sulla Parata dei Turchi ritiene che l’incontro tra Luigi VII di Francia e Ruggero II a Potenza, nel 1149, sia stata l’occasione per far nascere la nostra festa.
Senza entrare nel merito di questo incontro, il Comitato è consapevole della debolezza di questa ipotesi.
Pur tuttavia il Santo Patrono fu Vescovo dal 1111 al 1119 e, pertanto, si è ritenuto opportuno ricordare questa epoca nella Parata.
Questi indirizzi e molto altro sono confluiti in un disciplinare approvato all’Unanimità del Consiglio Comunale del 25 maggio 2012.
Il recupero della memoria e il rafforzamento dell’identità cittadina hanno guidato il lavoro svolto in questi anni che si è snodato anche attraverso iniziative scientifiche.
A cominciare dal Convegno Nazionale del 19 febbraio 2011 dal titolo “… la Compagnia Moresca e Turchesca vestiti… battaglie, corsari e feste rievocative nel Mediterraneo dei secc. XV – XVII ” durante il quale è stato mostrato come in tutto il bacino del Mediterraneo esistono manifestazioni simili alla nostra, fino al Convegno Nazionale del 28 maggio 2014 dal titolo “Dies Festus” durante il quale i membri del Comitato e studiosi provenienti da alcune Università hanno evidenziato come nella tradizione e nella storia è importante cogliere gli elementi simbolo e le occasioni per rimuovere, in chiave contemporanea, il legame della popolazione con la propria fede e identità.
Si aggiunga una mostra fotografica dal titolo “Edizione Straordinaria. I Turchi in Prima Pagina” nella quale sono stati esposti tutti i documenti relativi a questa festa e conservati nell’Archivio Storico Comunale di Potenza.
Accompagnavano questi documenti, un grosso quantitativo di pagine di giornale dedicate alla Parata dei Turchi dal 1862 al 2011.
Il catalogo di questa mostra è stato pubblicato in quella stessa occasione preceduto da interventi che la illustravano.
Si aggiunga un altro volume pubblicato nel 2013 dal titolo “Guido Spera. La Processione dei Turchi a Potenza” nel quale si pubblica un dattiloscritto postumo dell’eclettico studioso Guido Spera dedicato alla raccolta di tutte le interpretazioni storiche sulla Parata dei Turchi e alla sua interpretazione con consigli per migliorare la festa “Più importante della Basilicata”.
Ogni anno, almeno a partire dal 1862 che è l’anno della prima polemica di cui si ha evidenza sulla stampa, ” Figura lontanissima è la barca su ruote che la sera degli 11 parte dal largo della cattedrale e percorre le principali vie stivate di popolo spettacoloso – essa ricorderebbe piuttosto la scoperta dell’America, una festa civile fatta per Colombo!” (La Lucania, supplemento al n. 10 del 21 maggio 1862), ogni anno, dunque, si ripete anche il rito delle polemiche.
Tali polemiche diventano sterili se strumentalizzate o se strumentali a secondi fini e indirizzate alla distruzione di quanto con fatica viene costruito.
Un vero rito di morte e rinascita continuo.
Non siamo infastiditi dalle consuete polemiche ma per correttezza di informazione e per il rispetto dei figuranti ci preme precisare, che lo scontro fra turchi e latini non è un invito alla guerra di religione, i prigionieri in catene non sono un invito al ritorno della schiavitù o alla supremazia di un uomo sull’altro, così come i cani lupo in gabbia non sono un invito a cacciare o a maltrattare i cani lupo, né le galline, né i conigli, né i porcellini, né i falchi, né gli asini, né i cavalli o i buoi e i muli.
Una rappresentazione è piena di simboli e tale era la scena del quadro medievale con i cani lupo.
Non volevamo offendere la sensibilità di alcun figurante o spettatore. Gli animali non hanno sofferto, e quella scena, nel nostro intento, voleva simboleggiare il lupo come anima dei nostri boschi da sempre.
Ci dispiace che la crudezza della scena abbia distratto il nostro messaggio.
Rimane, comunque, il concetto fondamentale: restaurare la memoria e ricordare tutti coloro che, prima di noi, hanno compiuto questo straordinario servizio a favore della nostra amata città.
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