“Cercare il giusto equilibrio tra due diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione: quello alla riservatezza e quello della libertà di stampa”. E’ quanto dichiarato dalla presidente del Corecom di Basilicata, Loredana Albano, nel corso dell’incontro organizzato dall’Ordine dei Giornalisti, ieri, con Ezio Ercole, vice presidente nazionale dell’Ordine.

In merito ai due punti salienti oggetto di discussione, vale a dire la riforma dell’Ordine e le intercettazioni, la presidente Albano ha dichiarato: “fa piacere che in una Paese quale quello in cui viviamo considerato il Paese delle corporazioni, ivi compresa la nostra organizzazione, l’Ordine dei Giornalisti si è saputo mettere in discussione attraverso un documento di autoriforma come quello approvato nell’autunno scorso a Positano dall’Ordine stesso. Sono perfettamente d’accordo con quanto stabilito nel documento di riforma, soprattutto, in merito alla rimodulazione del meccanismo dell’elezione dei consiglieri all’Ordine e allo snellimento in merito ad alcune tematiche legate alle competenze proprie dell’Ordine. Una maggiore riflessione sarebbe auspicabile in merito all’accesso alla professione come pubblicista”.

Per Albano “sarebbe giusto regolare meglio il rubinetto che ha consentito negli ultimi anni di ‘sfornare’ un numero eccessivo di iscritti all’albo dei pubblicisti. Principale causa, questa, delle problematicità che molti colleghi portano all’attenzione quotidianamente. Infine il tema delle intercettazioni. E’ notizia di oggi che il ministro Alfano ha dato via libera ad una rivisitazione del provvedimento legislativo che poco è piaciuto all’Ordine per quanto concerne, soprattutto, l’inasprimento delle sanzioni che prevedono il carcere per i giornalisti che pubblicato contenuti riservati. Sono convinta – ha aggiunto Albano – che, alla fine, prevarrà il buon senso. Sento, comunque, di esprime il mio personale giudizio anche in merito a questo. Non ho paura del carcere e nessuno dovrebbe provare questo tipo di sentimento se è ben consapevole di non commettere reato. Basta che ogni collega applichi alla lettera il codice deontologico e la Carta di Treviso, seppure nelle sue diverse interpretazioni, per non temere alcuna sanzione. Il problema piuttosto è un altro. E’ bene tornare alla vecchia formula del giornalismo sul campo piuttosto che al copia e incolla. Questo è stato, ci tengo a sottolinearlo, il prezioso insegnamento ricevuto dai giornalisti lucani Tonino Dapoto e Vittorio Sabia”.

 

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