metaponto_scavi_3Oltre 100 reperti per ricostruire secoli e secoli di Storia. Un percorso ricco di fascino e mistero alla scoperta della vita e degli insediamenti di alcuni comuni lucani, dall’VIII secolo a.C. fino all’età medievale. È quanto offre al visitatore “Frammenti di storia lucana. Torre di Satriano e l’area nord-lucana. Mostra archeologica”, esposizione organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla Provincia di Potenza e dall’Università degli Studi della Basilicata – Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, che sarà visitabile da domani, 18 dicembre, al 18 marzo 2008 negli spazi espositivi del Museo archeologico provinciale,  con ingresso gratuito, negli orari di apertura del museo (da mar. a ven.: 9/13 -16/19; lun., dom. e giorni festivi: 9/13). All’inaugurazione della mostra che si svolgerà domani, alle 17.30, presso la struttura museale provinciale, parteciperanno il presidente e l’assessore alla Cultura della Provincia di Potenza, rispettivamente Sabino Altobello e Giuseppe Telesca, il direttore generale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Basilicata, Alfredo Giacomazzi, il preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Basilicata, Pasquale Frascolla, il soprintendente BB.AA. della Basilicata, Massimo Osanna, il direttore del Museo Archeologico Nazionale “Dinu Adamesteanu” di Potenza, Marcello Tagliente, il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Muro Lucano, Alfonsina Russo, e il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Melfi, Rosanna Ciriello. Lungo un tragitto, segnato da 18 vetrine e corredato da 8 pannelli introduttivi, si sveleranno, partendo dall’età arcaica ( fine VII sec. a.C.- inizio V sec. a.C.), passando per l’età lucana ( fine V – inizio III sec. a.C.) , per quella romana (fine III sec. a.C.-IV-V d.C.) fino all’età medievale ( XI-XV sec.), testimonianze di continuità abitativa e, precisamente, reperti archeologici provenienti da numerose sepolture, da una casa arcaica e dal santuario lucano portati alla luce a Torre di Satriano (comuni di Tito e Satriano di Lucania), risultato di sette anni (2000-2007) di campagne di scavo effettuate dalla Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, sotto la direzione scientifica del prof. Massimo Osanna che, insieme con l’archeologa Barbara Serio, si è occupato del coordinamento generale della mostra. Accanto ai reperti di Torre di Satriano sono esposti manufatti provenienti da vari comuni della Provincia di Potenza (Cancellara, Oppido Lucano, Ruvo del Monte e Vaglio), rinvenuti nel corso di scavi effettuati a più riprese dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata. L’originale allestimento, curato dall’architetto Sergio La Macchia e alla cui realizzazione hanno partecipato anche Lucia Colangelo e Sandra Bianco oltre che restauratori e disegnatori della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, permetterà di ammirare tracce di un passato lungo e glorioso, dai corredi funerari (ad esempio crateri, attingitoi, fibule di bronzo, punte di lancia, olle, piatti, coppette, elmo in bronzo, ferma trecce, thymiatheria, oggetti votivi, gioielli in ambra e in argento) alle ceramiche di notevole finezza provenienti da una casa del VI sec. a.C., ai reperti di epoca lucana provenienti dal santuario dedicato a una divinità femminile che si pensa vicina alla dea Mefithis e, poi, i reperti della fase romana tra cui numerose lucerne e una statuina in bronzo raffigurante un Lare, frammenti di vasellame in vetro e di pavimentazione di ville rinvenuti durante la ricognizione di superficie del territorio circostante e per finire i rinvenimenti di epoca medievale come materiali ceramici in maiolica arcaica invetriata, formelle in terracotta con decorazioni a rilievo (glifi alati, sfingi, pesci, sirene, figure umane), una coroncina per capelli con fiorellini in bronzo. A caratterizzare la mostra sarà la ricostruzione di una trapeza, tavolino basso e leggero, utilizzato durante i banchetti, pasti collettivi contrassegnati da un carattere di ritualità, su cui verranno posti vasi e oggetti componenti il servizio da banchetto e la proiezione di un video, realizzato da Officina Accademia Teatro e girato nel cuore di un antico insediamento, sull’altura di Torre di Satriano, di grande forza evocativa dove lo scorrere delle immagini sarà accompagnato da una voce narrante femminile che reciterà versi della poetessa greca Saffo. “Ogni popolo, ogni civiltà – ha sottolineato l’assessore alla Cultura della Provincia di Potenza, Giuseppe Telesca – continua a vivere, anche dopo la fine di un ciclo storico, nella misura in cui ha potuto trasmettere la propria memoria e i propri miti e l’eredità di chi ci ha preceduto è ciò che dobbiamo consegnare a chi ci seguirà. Per questo motivo – ha proseguito – alla luce delle importanti scoperte archeologiche, degli ultimi anni, nell’area nord-lucana, ci è parso opportuno dare, in tutta modestia, un contributo alla valorizzazione di questi siti. Si tratta – ha concluso Telesca – di testimonianze importanti non solo per la loro valenza ma anche per l’interpretazione e la luce che possono gettare sulla loro storia e su quella dei territori da cui provengono. Per la Provincia di Potenza è, dunque, un motivo di orgoglio ospitare un allestimento di grande interesse per tutto il territorio provinciale”. “Si tratta di reperti provenienti dalla Lucania settentrionale, che raccontano la storia di genti, che abitavano qui prima dei Lucani, – ha commentato il Soprintendente per i Beni Archeologici della Basilicata, prof. Massimo Osanna – accomunate da analoghi riti e tradizioni culturali, il cui nome antico non è noto, ma che si distinguono bene tanto dagli Enotri stanziati più a sud (lungo le valli dell’Agri e del Sinni), quanto dagli Iapigi che abitavano i territori a est (tra Melfese e area Bradanica). L’arrivo dei Lucani, ben esemplificato nella mostra dai rinvenimenti dei santuari di Rossano di Vaglio e di Torre di Satriano, significherà per tutta la regione la definizione di una prima unità territoriale, e la diffusione di tratti culturali omogenei, che perdureranno fino alle radicali trasformazioni portate, qui come altrove in Italia, dall’intervento di Roma”.

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