Accelerare le procedure di valorizzazione e riconoscimento della Identificazione geografica protetta del Marroncino di Melfi, attraverso una concertazione tra diversi enti. Questo l’obiettivo fissato nel corso della terza e sesta Commissione consiliare della Provincia di Potenza, che oggi si sono riunite congiuntamente. All’incontro, oltre ai componenti delle Commissioni stesse e ad alcuni consiglieri provinciali, hanno partecipato anche rappresentanti dell’Alsia, Regione Basilicata, Camera di Commercio di Potenza, Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Associazione di produttori e trasformatori per la tutela e valorizzazione del Marroncino di Melfi.
“È comune interesse salvaguardare, con l’impegno di tutti – ha spiegato il presidente Nicola Acucella – questo prezioso prodotto di nicchia, che fa parte di un territorio di notevole valore paesaggistico, prossimo a diventare Parco regionale del Vulture. All’interno di una programmazione attenta e competente dovrebbe essere protagonista anche la castagna “dolce” del Vulture che, con le sue specificità e tipicità, è in grado di garantire reddito agli agricoltori insieme alla qualità del prodotto e alla sostenibilità del territorio”.
L’istanza di Igp del Marroncino di Melfi è stata presentata il primo agosto 2007 sia al Ministero delle Politiche agricole sia alla Regione Basilicata, da parte dell’Associazione per la tutela e valorizzazione del Marroncino di Melfi. A breve dovrebbe concludersi l’istruttoria, cui seguirà l’audizione pubblica. “L’associazione – spiega il presidente dell’Associazione Antonio Ciola – è nata il 6 marzo 2006 con lo scopo di promuovere e divulgare le qualità distintive del Marroncino di Melfi ed è costituita da 50 produttori per un totale di quasi 800 ettari e una produzione potenziale di oltre 24mila quintali. Noi pensiamo che sia necessario creare in loco delle filiere produttive che tutelino il nostro prodotto dalla raccolta alla trasformazione”. Posizione condivisa dalle associazioni di categoria, secondo le quali “il riconoscimento della Igp va accompagnato ad un’adeguata difesa della redditività degli agricoltori”.
Anche perché la certificazione Igp richiede che i produttori applichino e rispettino un rigoroso disciplinare di produzione, con annesso un aumento dei costi, come spiegato dai rappresentanti della Camera di Commercio e dell’Alsia. In particolare, Giuseppe Ippolito dell’Agenzia lucana di sviluppo e innovazione in agricoltura ha sottolineato che “nonostante la Basilicata sia, almeno sulla carta, ricca di prodotti di qualità, dal 1992 a oggi sono state riconosciute solo quattro Dop. Questo perché i tempi di riconoscimento sono molto lunghi e legati a rigide normative”.
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