Se gli italiani pensano di vivere in un paese in pace si sbagliano. Nella top ten ben 6 stati europei e l’Italia non c’è mentre la Svizzera è il paese più sicuro al mondo
Il Global Peace Index 2015 ha classificato il livello di violenza di 162 Nazioni: prima l’Islanda e trentaseiesimo il nostro Paese. Al vertice dei più pericolosi la Siria, seguita dall’ Afghanistan. Lo afferma lo studio pubblicato dal “Global Peace Index”, frutto del lavoro dell’Institute for Economics and Peace (Iep) che ogni anno classifica il livello di violenza dei vari Paesi del mondo prendendo in considerazione 23 diversi valori: dal numero di omicidi all’attività terroristica, dall’instabilità politica alla spesa militare. Nella graduatoria dei più violenti c’è la Siria, precipitata ad un livello di pericolosità altissimo negli ultimi anni. Solo nel 2008 era considerato all’88esimo posto tra le nazioni più pacifiche, più o meno a metà della lista di 162 considerate. La guerra civile che sta dilaniando il Paese dal 2011 e l’avanzata dell’Isis lo hanno fatto scivolare al fondo. L’Europa si conferma il continente più pacifico del pianeta. Nella top ten ben 6 stati europei. Al primo posto figura l’Islanda, seguita da Danimarca e Austria. Al quinto posto figura la Svizzera. Per contro, nella classifica dei luoghi più violenti, dopo la Siria, ci sono Afghanistan e Iraq, seguono molti Paesi del Centro Africa sconvolti dall’instabilità politica. Negli ultimi sette anni, attesta la ricerca, il tasso globale di pace è calato in modo considerevole. Rispetto al 2014, ben 78 paesi hanno abbassato il ranking, diventando più pericolosi. La Libia è lo Stato più regredito, seguito dall’Ucraina che non viene classificata come Europa ma come Eurasia che soffre dello scontro con in separatisti russi. Solo 11 paesi al mondo possono davvero considerarsi “pacifici”, e tra questi non c’è l’Italia. In Europa, solo la Svizzera è completamente estranea a qualunque coinvolgimento in conflitti di qualunque tipo. L’Italia si piazza al 36esimo posto su 162 nazioni,commenta Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, a causa del proprio coinvolgimento in missioni estere ma anche all’alto tasso di criminalità percepita e bassa sicurezza sociale.
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