Altro che “mini” eolico, è ulteriore speculazione territoriale. In agro di Potenza l’emblema dell’ennesima vergogna che sta degradando tante aree della Basilicata: il cosiddetto “mini” eolico, disseminato in spregio ai più elementari criteri urbanistici, abilmente accantonati dalla politica in nome di soldi facili per i più furbi.
A nord del capoluogo regionale, nelle loc. Montocchio e Cerreta, il comitato spontaneo di Cerreta e Taverna Foj ha reagito perché si sono visti colonizzare da circa 20 macchine eoliche, tra realizzate (in gran parte) e in attesa di realizzazione, con annesse opere accessorie.
Contenziosi, denunce, vertenze non potevano mancare alla luce delle numerose anomalie, perfino relative alla sicurezza, e per i metodi poco ortodossi di questi insediamenti industriali.
La storia si ripete. Sempre a Potenza, in loc. Piani del Mattino, le abitazioni rurali sono state sovrastate anche qui da macchine eoliche apparse improvvisamente, senza informazioni preventive e con la solita superficialità e aggressività. E non poteva che nascere il locale Comitato spontaneo di cittadini arrabbiati che ha reagito contro questo ennesimo insulto territoriale ai danni del prezioso paesaggio lucano. Anche qui, con il solito gioco sono 8 le macchine previste e in parte realizzate.
“E’ il sotterfugio delle potenze frazionate in soglie più basse ma riconducibili ad un’unica sottostazione elettrica – spiega Cripezzi della LIPU -, cosi come con il frazionamento pretestuoso dei terreni (!). Iniziative solo apparentemente “singole” e “mini” ma in realtà dal carattere chiaramente elusivo che si concretizzano a tutti gli effetti, macchina dopo macchina, in centrali eoliche di stampo industriale, sfuggendo a qualsivoglia valutazione urbanistica o ambientale”.
DIA, super DIA, SCIA, PAS, … acronimi che stanno a significare autorizzazioni caratterizzate da una totale quanto scellerata deregolamentazione per insediare queste macchine nelle aree agropastorali senza alcuna trasparenza o valutazione ambientale, già carenti per l’eolico tradizionale.
Una tipologia di macchine che si aggiunge, aggravandoli, agli effetti delle “normali” macchine eoliche di più grossa taglia.
Anzi, per certi versi tali effetti cumulativi possono essere più deleteri: intere colline occupate da numerose macchine da 100, 200 KW con annesse strade, cavidotti, cabine di trasformazione, ecc. quando, dovendo proprio scegliere, sarebbe meno impattante una unica torre eolica di maggiore potenza !
Lo spazio vitale per la Natura e per specie di grande interesse, come il Nibbio reale, per le quali la Basilicata è una area strategica, si degrada e si riduce sempre più. Natura e paesaggio umiliati ma anche l’uomo è accomunato allo stesso destino di una speculazione senza scrupoli.
Infatti è anche l’interesse dei piccoli proprietari a essere leso: solo per fare qualche esempio, chi paga i danni al decadimento del valore delle proprietà e di altre attività produttive compatibili? E chi pagherà in caso di danni derivanti dalla rottura accidentale della pala? E chi paga per l’usurpazione di un bene primario di tutti come il territorio e le sue componenti paesaggistiche e naturali???
In definitiva, la solita vergogna italiana: denaro delle tasche dei cittadini che invece avrebbe potuto essere impiegato ben più utilmente ai fini di una seria lotta ai gas serra, conciliando gli interessi dei cittadini e dell’economia nazionale.
“La Lipu – conclude Cripezzi – aveva minuziosamente previsto queste gravi distorsioni lanciando l’allarme e invocando modifiche all’indecente Piano Energetico Lucano in approvazione nel 2010”. L’allora Giunta regionale De Filippo, preferì condannare il proprio territorio in ossequio alle pressioni degli speculatori energetici, di concerto con alcuni parlamentari lucani. Ancora oggi la Giunta Pittella ha reiterato lo stesso atteggiamento, evitando di toccare quel Piano Energetico e mantenendo la Regione ancora priva di Piano Paesaggistico Regionale.
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