Avevamo posto la questione dell’Associazione Regionale Allevatori già qualche mese fa in occasione dell’approvazione del bilancio preventivo, quando una norma ne ha previsto il finanziamento con 4,5 milioni di euro.   

 

Avevamo lamentato che l’ARA ha natura di diritto privato e che, nonostante tutti i contributi regionali, ha un disavanzo di bilancio consistente, soprattutto se si considera che l’associazione si limita, in regime di monopolio, a fornire solo in talune aziende assistenza tecnica adeguata, garantendo alle altre solo ed esclusivamente la tenuta dei libri genealogici.

Insomma avevamo denunciato il solito carrozzone, finanziato dalla Regione, che poco produce per i propri associati, raccogliendo segnalazioni di allevatori lucani che si sono sentiti abbandonati dall’associazione, come nel caso della sponsorizzazione della razza podolica che si è rivelato un flop. In quello, come in altri casi, l’associazione stessa si è, poi, lavata le mani.

Oggi, apprendiamo che l’ARA ha bloccato il conto corrente di uno dei suoi soci Giovanni Palazzo, moroso nel versamento delle quote associative, il quale aspettava, finalmente, l’erogazione dei fondi PAC che gli avrebbero permesso di tirare un sospiro di sollievo.

Le condizioni degli allevatori lucani sono disperate a causa della mancanza di liquidità generata dai ritardi dei pagamenti AGEA, ARBEA e a causa del crollo delle vendite di vitelli. Siamo consapevoli che molti tra loro risultano essere morosi nei confronti dell’ARA. Ma ci chiediamo come mai è stato bloccato solo quel conto e non altri? O ne sono stati bloccati altri? E se si, quanti?

Sarà forse perché l’allevatore cui è stato bloccato il conto ha partecipato alla costituzione l’Associazione Allevatori del Parco “Briganti Custodi del territorio” di cui ne è il Presidente? Dobbiamo credere alle posizioni di chi lamenta un’autonomia dell’ARA che è solo di facciata? Ma soprattutto è possibile che una struttura nata per dare sostegno e supporto alla categoria degli allevatori non riesce a trovare altro modo per recuperare le quote associative che quello di mettere ancora più in difficoltà i propri aderenti?

In parole povere, in un momento di crisi come quello che attraversa l’economia lucana, ci sembra che l’atteggiamento di alcune strutture, finanziate con soldi pubblici, sia più quello di creare problemi che di risolverli.

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