Gli ultimi episodi (emissioni assai sgradevoli provenienti dal centro oli di Viggiano e frequenti casi di inquinamento acustico), evidenziati da numerosi interventi sulla stampa, e gli allarmi e le preoccupazioni che ormai quotidianamente arrivano dal territorio, ripropongono con urgenza il tema del rapporto tra l’attività estrattiva in Val d’Agri e la sicurezza del territorio

 e delle popolazioni, in particolare del sito industriale di Viggiano, impianto intrinsecamente pericoloso, oltre che quello della salvaguardia di un’area nazionale protetta.

In Val d’Agri dobbiamo ancora recuperare il tempo perduto sul fronte dei controlli e della sicurezza, per i cittadini e per l’ambiente, con la costruzione di un moderno sistema di monitoraggio e controllo cui deve però necessariamente accompagnarsi un sistema di regole e procedure certe che devono essere messe in atto ogni qualvolta sia richiesto dalle situazioni. Un sistema gestito e controllato dalla mano pubblica che sia in grado di “dettare” la linea, anche a scapito dei forti interessi economici in gioco.

Un sistema che sia in grado di dare certezze e sicurezze ai cittadini che oggi invece vedono la presenza dell’industria petrolifera in Basilicata solo come una minaccia per la salute e per l’ambiente.

In questo contesto non si può continuare a spacciare la presenza del petrolio come una fortuna, teorizzando in continuazione sulla sua presunta compatibilità ambientale, anche in quei territori che con tanta fatica sono riusciti a diventare area protetta di interesse nazionale.

CONTROLLI, TRASPARENZA, SVILUPPO ECONOMICO e DECISO SOSTEGNO ALLE AREE PROTETTE queste sono le risposte che le popolazioni dei territori interessati si aspettano.

Per questo chiediamo alla Regione Basilicata anche di convocare al più presto un “Tavolo della trasparenza” sulla questione petrolifera in Basilicata che veda coinvolti le Amministrazioni locali, l’Ente Parco, gli Enti preposti al controllo, le Associazioni territoriali e le Associazioni Ambientaliste, per avviare un processo di “diffusione democratica” delle informazioni, e per una valutazione sulle scelte che sulla questione gli Enti e la Regione sono chiamati ad esprimersi.

Contemporaneamente è necessario completare l’iter di istituzione del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, con la convocazione della Comunità del Parco ed il coinvolgimento diretto delle Comunità locali, per dare maggiore forza politica ed amministrativa all’azione del Parco che, ricordiamolo, non può essere una stampella, una foglia di fico o un corollario alle attività petrolifere.

Il Parco deve svolgere il suo ruolo di difesa estrema del territorio, anche dalle ingerenze delle compagnie petrolifere, per evitare una evidente sottrazione di “qualità ambientale” a questi territori. Quella “qualità ambientale” che, molto più del petrolio e per un tempo molto più lungo, può rappresentare il vero valore aggiunto in un territorio, come la Val d’Agri e su cui il Parco dovrà puntare per ipotizzare un nuovo sviluppo dell’area.

Naturalmente chi sarà chiamato a compiti di responsabilità in questa direzione dovrà avere ben chiara questa distinzione ed esprimere la volontà di perseguire, con il Parco Nazionale, le sue finalità, sostenere ed incoraggiare le doverose azioni di tutela che un Parco deve mettere in campo e non teorizzare su presunte compatibilità fra l’area protetta ed il petrolio.

Sarebbe assurdo, anche solo dare l’impressione, che in Basilicata le “ragioni” delle compagnie petrolifere e l’interesse nazionale allo sfruttamento delle risorse energetiche riescano sempre a trovare soddisfazione mentre le “ragioni” della tutela del territorio, della conservazione e della tutela della biodiversità siano destinate a non vincere, anche dall’interno della Comunità del Parco.

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