Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Segretario Radicali Lucani Il sottosegretario Filippo Bubbico, in una nota di agenzia, ha dichiarato di voler fornire agli inquirenti “ogni utile chiarimento”. E in effetti, considerando il fiume in piena di notizie che ci raccontano di presunti reati commessi dall’ex Presidente della Giunta regionale, c’è davvero bisogno di chiarezza e di luce. Ma proprio nell’attesa che si faccia luce, e in attesa che il Presidente conferisca con gli inquirenti, vorrei ricordare al compagno Bubbico la campagna elettorale delle regionali 2000. In quella tenzone elettorale, Presidente, lo ricorderà, il suo slogan fu “La Basilicata che cresce”. Per l’intera campagna elettorale e in almeno due incontri pubblici – spero, caro Presidente, ricordi anche questo – da candidato alla presidenza della regione per la lista Bonino, il sottoscritto raccontò un'altra Lucania. Il Presidente parlava di una Basilicata leader nell’utilizzo dei finanziamenti europei e noi ribattevamo che la quantità della spesa e la capacità di utilizzò dei fondi UE non faceva rima con un impiego qualitativamente accettabile. Le decine di inchieste, apertesi negli ultimi cinque anni, proprio sull’utilizzo dei fondi Ue in Basilicata, credo che avvalorino le posizioni espresse dai radicali. Finanziamenti elargiti ad aziende agricole senza terra da coltivare, fatture fasulle, aziende fantasma, corsi di formazione inesistenti, decine e decine di truffe e ruberie. Il sottosegretario Bubbico ha diritto, come ogni cittadino italiano, alla presunzione di innocenza, ma la Basilicata raccontataci dal Presidente Bubbico non esiste, non è mai esistita, è solo uno slogan elettorale. Esiste invece, eccome se esiste, il consociativismo, la clientela, la lottizzazione dei cessi delle Asl, un ceto politico parassitario, un sistema oligarchico-partitocratico che soffoca questa terra con i suoi tentacoli, il Pup(Partito unico della pagnotta). Esiste, invece, una mentalità mafiosa, una politica corrotta, una cappa di piombo, l’attitudine a silenziare tutti coloro che non vogliono rassegnarsi. Certo, questa Basilicata non è altro che lo specchio fedele di questa nostra Italia, ma è anche vero che, viste le dimensioni, qui i guasti di un Paese che vive in balia di una partitocrazia che opera ed agisce come le mafie e le ndrine, con le sue cosche e i suoi pizzini, sono moltiplicati per dieci e forse anche per cento. L’intera Lucania, 131 comuni, ha meno abitanti di una città come Napoli, ed ogni paese vive in balia di baroni e vassalli, con i loro eserciti di clienti, ed un controllo capillare del territorio. Al di là dell’inchiesta del Pm De Magistris, noi affermiamo che qui, più che altrove, la politica, la giustizia, la democrazia sono morte e sepolte. E’ da un anno e mezzo che chiediamo si faccia chiarezza, e ci auguriamo si faccia chiarezza: che le indagini vadano avanti e nessuno tenti di esautorare il Dr. De Magistris. Sul Giornale di Milano, qualche settimana fa, il giornalista Chiocci, parlando delle inchieste lucane, scriveva: “Tutti tranne i radicali”. Ed io, nel ringraziare il cronista del Giornale, ripeto che è proprio vero: “Tutti tranne i radicali”.
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