cassonetti-spazzaturaRelatore “Indagine conoscitiva industria del riciclo in Italia” Il quadro che ci consegna il Rapporto Rifiuti 2006 dell’APAT, con dati al 2005, è quello di un paese spaccato in due: da un lato un centro-nord che raggiunge, in molti casi, l’obiettivo del 35% di raccolta differenziata, con forte valorizzazione energetica; dall’altro, un sud che non intravede ancora la meta. Un nord che, quanto a crescita della produzione di rifiuti urbani, appare anche più virtuoso delle altre due macroaree: un incremento del 6%, meno del 10,3% rispetto al centro e dell’8,4% rispetto al sud.

Al sud, quindi, non solo più rifiuti (anche se la crescita è più contenuta rispetto agli anni precedenti), ma anche meno raccolta differenziata. Vale a dire meno recupero di materiali per il riciclo, più discarica, più rischi per l’ambiente. In questo quadro sconfortante per il sud, in Basilicata la situazione è in linea con il resto delle regioni meridionali. Sia per la bassa raccolta differenziata (5,5%, penultima regione), in regresso rispetto al 2004. Sia per la crescita dei rifiuti urbani: 268mila ton., + 13% rispetto all’anno prima (tra il 2001 e il 2005, sono stati registrati i maggiori incrementi di produzione di rifiuti, con una crescita percentuale del 23,3% circa). Tra le note negative del 2005, una positiva: in provincia di Potenza, la raccolta differenziata è aumentata rispetto all’anno precedente (è il 7,3%). Grazie al lavoro dell’AATO 1 rifiuti e ad una maggiore attenzione degli enti locali verso le convenienze e le opportunità che questo tipo di raccolta dei rifiuti può portare, in termini di benefici economici e ambientali. Non è molto, anzi è ancora insufficiente, ma rispetto allo scenario dei precedenti anni è già qualcosa. In Basilicata si generano, dunque, più rifiuti e la discarica – per quanto in diminuzione il ricorso a questa forma di smaltimento (ma si tratta di appena 37mila ton., solo in parte assorbite dall’incremento del trattamento dei rifiuti nel termovalorizzatore di Melfi) – prevale ancora troppo come modalità di gestione dei rifiuti urbani (in discarica il 52% dei rifiuti). In questo quadro, poco o per niente gratificante, i punti di debolezza del nostro attuale sistema regionale di gestione dei rifiuti si evidenziano in modo netto. Inesistente il recupero della frazione organica, nessun impianto di compostaggio sul territorio. Nonostante l’aumento delle convenzioni stipulate con i Consorzi di filiera (soprattutto con Comieco, per la filiera cartaria), ancora poco significativo il recupero dei rifiuti da imballaggio riciclabili, che andando di pari passo allo sviluppo della raccolta differenziata potrebbe portare benefici economici ai comuni e all’intera regione (favorendo su scala nazionale il consolidamento di un sistema industriale per il riciclo che, in Italia, riguarda ormai il 15,5% del totale dei rifiuti urbani gestiti). Ancora insufficiente il trattamento meccanico-biologico (l’impiantistica di preselezione), solo 12.152 ton. i rifiuti trattati a fronte di una potenzialità autorizzata di 38.000 ton/anno. Qui pesano i ritardi nell’attuazione dei piani provinciali, che impediscono il necessario contributo impiantistico alla riduzione dei rifiuti in discarica, soprattutto della parte organica. La Commissione Ambiente della Camera sta pensando di chiedere a tutti i comuni italiani quali siano le difficoltà a raggiungere almeno il 35% di raccolta differenziata. Per quanto riguarda la Basilicata, è ormai tempo che la gestione integrata dei rifiuti sia considerata una priorità economica e sociale. Una condizione ineliminabile per creare sviluppo, competitivo e di qualità. Ma occorre andare avanti con risolutezza e senza tentennamenti.

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