La Uil di Basilicata e la Uilcem di Potenza ritengono che le politiche di sviluppo economico, da sempre adottate in tutti i Paesi del mondo industrializzato, sono strettamente connesse ad attente politiche energetiche.
L’energia è infatti il primo fattore di produzione nel sistema industriale e determina il successo o il declino di un’economia, come peraltro dimostrato dalla pesante crisi economica che colpì l’Italia, unitamente ad altri Paesi industrializzati (1973), in conseguenza della crisi energetica passata successivamente alla storia del nostro Paese con il termine “Austerity”.
Molte cose cambieranno nel nostro pianeta nei prossimi decenni, ma non cambierà la centralità dell’energia come motore per lo sviluppo economico. Lo scenario energetico mondiale fotografa oggi un consumo di energia in costante crescita, energia largamente derivata da fonti fossili come petrolio, carbone e gas naturale. Se da una parte l’energia continua ad essere la risorsa chiave per la diffusione del benessere, dall’altra l’impatto ambientale del consumo di combustibili fossili incide sempre più pesantemente sull’equilibrio del nostro pianeta. Le fonti fossili, oltre l’80%,– anche se il gas naturale presenta caratteristiche decisamente migliori sotto il profilo ambientale – producono emissioni di gas serra in atmosfera. Energia nucleare e energia idroelettrica – che pure sono fonti pulite e complessivamente coprono circa l’8% della domanda mondiale di energia – appaiono in declino relativo. Le biomasse “sporche” – legno, residui vegetali, ecc. – coprono un altro 10% dei consumi mondiali di energia. Lo spazio occupato dalle altre fonti, quelle rinnovabili e pulite, è del tutto marginale perché la loro densità di energia è troppo bassa e i loro costi troppo alti. In altre parole, ne occorrono quantità immense per darci volumi piccoli di energia a prezzi non sostenibili. Questo è il dilemma che l’umanità si trova ad affrontare in questo secolo: da una parte, la necessità pressante di poter disporre di volumi di energia sempre maggiori; dall’altra, l’esigenza di individuare fonti alternative a quelle che – al momento – sembrano le uniche in grado di soddisfare i bisogni immediati e futuri del nostro pianeta. Per questo motivo, secondo la Uil e la Uilcem, questa sfida riposa su uno sforzo eccezionale in termini di ricerca scientifica e tecnologica. Nei prossimi decenni puntiamo da una lato a rendere le fonti alternative “effettivamente alternative”, dall’altro a individuare strumenti e tecnologie capaci di abbattere l’inquinamento e le emissioni di gas serra. In quest’ottica occorre darsi degli obiettivi di breve, medio e lungo termine, indirizzando gli sforzi sia verso la ricerca di nuove tecnologie sia verso temi completamente nuovi. Alla prima categoria appartengono, per esempio, le tecnologie relative all’estrazione della quota più elevata possibile del greggio contenuto nei giacimenti o quelle per la conversione totale del barile di greggio in carburanti dalle prestazioni elevate e dal ridotto impatto ambientale. Alla seconda categoria appartiene il programma di ricerca e sviluppo tecnologico relativo alle fonti rinnovabili e alla protezione dell’ambiente.
La via maestra per il futuro passa attraverso l’incremento delle fonti rinnovabili ma prevede anche un ripensamento nell’uso delle energie “tradizionali” in termini di utilizzo e riduzione dei consumi.
Percorrere una nuova strada fatta di rinnovamento e ricerca, in tema di energie rinnovabili, non solo è una necessità che deriva dal dovere di salvaguardare il pianeta, ma potrebbe addirittura rivelarsi una eccellente opportunità di sviluppo economico.
Infatti lo sviluppo delle tecnologie usate nell’industria delle energie rinnovabili, ha dimostrato avere ripercussioni positive in termini di crescita dell’occupazione in tutta Europa.
Se anche la Basilicata, come scritto nel PIAER, viaggerà in tale direzione, la UIL e la Uilcem sono convinte che anche sul nostro territorio si possa creare nuova e buona occupazione.
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