“Senza Paese unito non sarà vero federalismo. Il governo centrale guardi ai territori in modo unitario, nei servizi e nelle azioni a favore delle comunità. Basta con l’immagine di territori forti e virtuosi e di altri deboli e colpevoli”.
“Immaginare che il federalismo si possa realizzare senza l’Italia unita e senza un Paese che abbia un governo centrale capace di guardare ai territori in maniera unitaria, nei servizi e nelle azioni a favore delle comunità locali, significa non averne compreso il valore”. Lo afferma Vito Santarsiero, sindaco di Potenza e delegato nazionale ANCI per le Politiche per il Mezzogiorno, alla vigilia dell’anniversario del 150° dell’unità nazionale. Ricorrenza che annovera il capoluogo lucano tra i protagonisti: Potenza è stata decorata come ‘Benemerita del Risorgimento’, in quanto prima città meridionale a ribellarsi ai Borbone nel 1860.
Che significato assume questo episodio nella vita della sua comunità e che contributo ha portato Potenza alla crescita e alla costruzione dell’ unità nazionale?
Potenza è stata insignita nel 1898 con un decreto del Re Umberto della medaglia d’oro al valor risorgimentale. Siamo molto orgogliosi di questa medaglia che ricorda un evento specifico: l’insurrezione della città contro i Borboni che aprì alla sollevazione dell’intera provincia. Fu un atto decisivo per consentire a Garibaldi di attraversare lo Stretto di Messina e di proporsi non con un percorso di annessione del Regno delle due Sicilie a quello sabaudo. Bensì’ come colui che intendeva affiancare una rivolta che veniva dal basso e dalle popolazioni. Lui chiese che l’Italia meridionale insorgesse: la prima a farlo fu Potenza. Certo nel ricostruire i percorsi dell’Unità d’Italia noi, a fianco all’orgoglio per quell’evento, alla considerazione che l’unità rappresenta un valore assoluto ed una straordinaria opportunità per tutti, diciamo anche che la lettura di quei processi e di come poi l’unità d’Italia si è sviluppata soprattutto nei primi decenni unitari merita ulteriori riflessioni che non sono proprio quelli che ci trasferisce la storiografia ufficiale del nostro Paese.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita a Bergamo ha lanciato un appello all’unità della nazione e dello Stato. Sottoscrive il suo appello?
Il presidente Napolitano coglie un aspetto fondamentale del modello di federalismo che si sta costruendo nel nostro Paese. La legge Calderoli per costruire il federalismo è una legge molto chiara ed assolutamente condivisibile negli indirizzi e nei percorsi che ha definito. Ma bisogna anche dire con forza che questa legge presuppone un Paese unito. E’ una legge che consentirà di cogliere l’obiettivo del federalismo quanto più riusciremo a comprendere che quello obiettivo si coniuga con un Paese unito.
Il federalismo si sta avviando: come impedire che il riconoscimento delle istanze territoriali possa minare l’unità e la solidarietà su cui è stata costruita l’Italia?
Bisogna capire che l’Italia cresce nella misura in cui cresce tutta intera: immaginare che ci possa essere un’Italia che viaggia a due velocità significa attivare percorsi che bloccano i processi di sviluppo dell’intero Paese, anche quello delle cosiddette aree forti. Dobbiamo smetterla con un’immagine di territori forti e virtuosi e di altri deboli e colpevoli e la lunga storia dei 150 anni dell’unità nazionale anche sotto questo aspetto è storia da leggere. C’è un Paese con aree in ritardo di sviluppo e che presentano una carenza grave di infrastrutture. Bene l’Italia deve intervenire per portare un eguale livello di servizi e di infrastrutture in tutte le aree: questo è il modo per far crescere meglio anche le cosiddette aree forti del Paese.
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