“Chiediamo al ministro Clini di valutare la possibilità di sospendere ogni forma di indagine del sottosuolo e di sfruttamento di giacimenti petroliferi nell’Adriatico e di coinvolgere le Regioni interessate. L’attuale procedura per l’autorizzazione alle trivellazioni off-shore, a differenza di quelle sulla terraferma,
non prevede infatti un adeguato coinvolgimento delle comunità locali, cosa che deve essere corretta”. Lo chiedono i deputati democratici Raffaella Mariani e Salvatore Margiotta, rispettivamente capogruppo in commissione Ambiente e vicepresidente della stessa commissione, in una risoluzione su questo tema.
“In Italia – prosegue Mariani – sono presenti più di 1000 pozzi produttivi di idrocarburi, di cui 615 onshore e 395 offshore. È perciò necessario verificare la sussistenza dei requisiti economici e tecnici delle società titolari di permessi di ricerca in modo da garantire efficienza tecnica e rispetto delle normative a tutela dell’ambiente. I permessi di ricerca di idrocarburi liquidi o gassosi devono essere rilasciati dal governo alle compagnie petrolifere, d’intesa con le Regioni interessate, sia per i progetti sulla terraferma che per quelli offshore. Devono poi essere messe in atto politiche pubbliche per lo sviluppo delle comunità locali anche con l’utilizzo delle risorse provenienti dalle royalties. Chiediamo al ministro dell’Ambiente di garantire la piena applicazione di tutta la legislazione di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema all’interno delle aree marine protette, e a vietare le attività di ricerca, di indagine del sottosuolo e di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi non solo all’interno delle aree protette, in tutto il perimetro costiero nazionale, ma anche oltre questi limiti per particolari esigenze di tutela dell’ecosistema in aree di rilevante pregio ambientale”.
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