Lo show del “Barone Rosso” dell’Università degli Studi della Basilicata, all’inaugurazione dell’anno accademico 2008/2009, è stato a dir poco deprecabile e lascia esterrefatta tutta la comunità Lucana di qualsiasi parte politica, escluso ovviamente, quei pochi facinorosi appartenenti alla stessa frangia che ha impedito la partecipazione del Prof. Joseph Ratzinger – Benedetto XVI – all’Università Romana “La Sapienza”.
L’intervento, più da osteria che da senato accademico del Rettore (Magnifico?) Tamburro è la classica goccia che fa traboccare il vaso per un Ateneo, quale quello lucano che oltre ad essere terra di conquista per cattedratici delle Regioni limitrofe è in evidente decadenza e, con tali vertici non poteva essere diversamente.
La Sinistra gestione dell’ateneo sta portando ad uno scollamento tra il mondo del lavoro e il mondo universitario con conseguente emigrazione della popolazione universitaria vuoi per le condizioni esterne all’Ateneo vuoi per la scarsa offerta che la gestione Tamburo offre agli universitari.
E a completamento della giornata di gloria del Sig. Tamburro abbiamo registrato, attraverso le sue dichiarazioni alla stampa anche il disinteresse, quasi il disprezzo, per l’eco conseguente alle opinioni espresse nel corso della manifestazione odierna.
Il Sig. Tamburo, rappresentante della casta “dei Baroni Universitari”da un lato contesta i politici degli altri schieramenti, con tanto di messa da requiem in diffusione, dall’altro però dall’alto del suo piedistallo si sente indenne da critiche e legittimato a qualsiasi iniziativa anche di dubbio gusto quasi fosse “unto” dall’appartenenza alla casta dei dotti Docenti Universitari.
È una caduta di stile che l’Università di Basilicata non può tollerare soprattutto per lo scarso rispetto per le istituzioni presenti sia politiche che religiose verso queste ultime, poi, non ha fatto mancare il proprio disprezzo oltraggiando Ministeri come il matrimonio e sbeffeggiando, quasi, la stessa presenza del Vescovo.
È una caduta di stile che impone, come minimo, oltre alle dovute scuse alle istituzioni presenti e ai lucani per l’indegno spettacolo offerto, la dignitosa conseguenza delle dimissioni che, siamo sicuri, verranno a mancare, nonostante siano l’unica via d’uscita dal tunnel della decadenza dell’Ateneo Lucano. Ma si sa, la dignità non ha matrici politiche ne ideologiche ne culturali, basandosi sul solo senso di responsabilità e sul rispetto per il ruolo che si è chiamati sostenere.
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