Dobbiamo amaramente constatare che procede, a marce forzate oramai, la “sostituzione etnica” dei Lucani. Le istituzioni regionali che dovrebbero
fornire servizi sociali per le famiglie, alloggi popolari per l’emergenza abitativa, lavoro e sviluppo per i giovani hanno, di fatto, abbandonato il campo, per dedicarsi esclusivamente agli immigrati. Prendiamo atto che la Regione Basilicata non ha allo studio alcun piano di sviluppo per la nostra terra, non sta discutendo alcun piano del lavoro, agricolo, industriale o turistico ed ha smesso di costruire alloggi popolari.
Intere zone produttive della Basilicata sono abbandonate nella più totale assenza di infrastrutture e sono strozzate dalla corruzione; mancano investimenti pubblici, accesso al credito, controllo e manutenzione del territorio, manca legalità negli enti e nelle aziende partecipate. Per queste ragioni i nostri giovani sono costretti a emigrare, perché nessuno di loro riesce a rendere produttivo un piccolo capitale o una buona idea imprenditoriale, ogni idea, ogni tentativo, sono destinati ad appassire come in un deserto.
E in tutto questo disgraziatissimo scenario, l’unico investimento che solletica la fantasia della classe dirigente che ci governa, è quella di ospitare sempre più immigrati sul territorio della regione. Per quale motivo, ci chiediamo? Il motivo è uno solo: gli immigrati sono un ottimo affare, che rende molti quattrini alle decine di cooperative legate al Partito Democratico, lo stesso partito che governa la Regione Basilicata. La solidarietà, l’ospitalità non c’entrano niente. Se i politici che ci governano avessero anche solo un minimo di pietà per il prossimo, si accorgerebbero della situazione devastante e della miseria che c’è nella nostra regione, dei giovani che non si possono sposare, dei lavoratori con un futuro sempre più incerto. Evidentemente, la silenziosa dignità dei lucani rende meno evidente il loro dramma rispetto a quello degli ultimi arrivati.
Dispiace molto, infine, che le diocesi della Chiesa cattolica della Basilicata si prestino a far passare il semplicistico messaggio secondo cui la Basilicata sta facendo una buona azione nei confronti dei nuovi “ultimi”, come se questa fosse la cosa più importante da fare.
La verità è un’altra: la Basilicata sta investendo le sue risorse (le risorse dei cittadini) per edificare una colossale rete clientelare intorno al “business dei migranti”, che non può in nessun modo portare sviluppo della Regione, ma solo arricchimento di poche persone vicine alla politica. Inoltre, riempiendo la Basilicata di migranti si stanno creando le premesse per un’emergenza sociale, e forse addirittura etnica, di cui nessuno si sta ponendo il problema.
Ma la Chiesa cattolica dovrebbe occuparsi di fustigare i cattivi politici che ci governano, chiedendo il loro impegno nella pianificazione dello sviluppo del territorio, che è abbandonato alla sola “grazia” di interventi isolati e privi di ricadute, da oltre 30 anni ormai.
Nessuno di noi chiede di abbandonare i migranti, ma chiediamo a gran forza a tutti, diocesi della Chiesa Cattolica della Basilicata incluse, di pensare seriamente allo sviluppo del nostro territorio e di considerare questa come la prima emergenza. I politici (e i preti) lucani vivono in una terra dilaniata dall’abbandono e dall’illegalità. Pensino prima di tutto a questo, se vogliono continuare a risiedere qui. Agli immigrati ci pensano già gli organismi europei, e non c’è alcun motivo per credere che questo impegno sia insufficiente, specie nella nostra povera, poverissima regione.
Potenza, 3 Febbraio 2017
Francesca Messina, Responsabile regionale Dipartimento Integrazione e Immigrazione FdI-AN Basilicata
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