Radice ha rotto con i dipietristi. Un bene per tutti . In una lunga e pilotata intervista al quotidiano, Radice ha esplicitato, le ragioni del proprio dissenso politico e del conseguente abbandono dell’IDV. Come dirigente Provinciale del partito ho vissuto l’intera fase critica della gestione RADICE e ritengo pertanto opportuno fare delle precisazioni e delle considerazioni sulle sue dichiarazioni . Radice riconosce che da oltre un anno, riservatamente a Di Pietro o direttamente e pubblicamente sulla stampa, ha in più occasioni marcato le distanze da decisioni non condivise e da una gestione da lui ritenuta strabica e priva di strategia politica sia a livello locale che nazionale.

Una sua personale visione della politica e del partito che non è mai stata però la politica ufficiale del partito regionale. Ho sempre lamentato infatti che Radice, piuttosto che scrivere lettere a Di Pietro o peggio ancora scrivere articoli sui giornali, avrebbe dovuto nella sede propria del Coordinamento Regionale porre in discussione le sue considerazioni e le sue proposte.

Ha cercato invece lo scontro e rigettato la discussione. La sua certezza di possedere la verità, la sua autoreferenzialità sono state il limite della sua gestione politica che ha determinato riflessi negativi nel rapporto con gli altri partiti e anche danneggiato l’IDV.

Va ricordata la sua assensa nella preparazione delle liste regionali e la sua completa latitanza nella raccolta delle firme per i referendum.

Definire Di Pietro e Belisario despoti innamorati di sé stessi senza progetto politico che cercano di allontanare avversari pericolosi; citare un inesistente no di Di Pietro al suo ingresso al senato o presunti ostacoli posti da Belisario verso Autilio è frutto di fantasie prodotte da un evidente stato confusionale .

Pretestuose ed insensate sono anche le critiche rivolte al presidente De Filippo.

Su Rosa Mastrosimone, va precisato che Di Pietro si è espresso, CHIARAMENTE , motivatamente ed UFFICIALMENTE, dopo avere ascoltato tutti gli esponenti del partito locale, con decisioni diverse da quelle desiderate da lui e da uno sparuto gruppo di dissidenti poi usciti dal partito come la interessata intervistatrice.

L’amara verità è che non si capisce come mai nonostante le divergenze, i rancori se non l’odio verso il partito, la sua politica ed i suoi massimi esponenti non abbia tratto, per tempo, le conclusioni dimettendosi dall’ALSIA come segno di coerenza.

Mi spiace sempre perdere una persona con cui si è fatto un pezzo di strada insieme ma gli auguro di riacquistare al più presto la sua serenità.

Noi dell’Italia dei Valori, consapevoli che non sono i singoli ma il partito a generare fiducia e consensi, intendiamo portare avanti le nostre battaglie con chi è nell’IDV per convinzione e non con chi viene per convenienza.

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