Da dove parte o sarebbe dovuta partire la riforma della sanità? Dal cittadino. Dalla qualità delle prestazioni, dall’abbattimento
delle liste di attesa, dalla sostenibilità dei costi. Questo significa mettere al centro il cittadino.
E non vale neanche più il ragionamento che ho ascoltato da più parti: ‘Se non facciamo la riforma (peraltro appare come una minaccia!) ci sarà il Ministero che la farà’.
Non vale questo tema perché non è innanzitutto rivoluzionario ma neanche di buon senso visto che il Governo Pittella è incarica da 30 mesi e i provvedimenti ai cui si fa riferimento sono datati. Cose dette in molte occasioni, da mesi. Andremo nel merito nei prossimi giorni.
Si parte con il piede sbagliato anche perché la dichiarazione del consigliere Polese (vicino al Presidente Pittella) somma cose diverse (Capodanno in Piazza Prefettura e riforma sanitaria con una presunta centralità del San Carlo). Vorrei solo ricordare che il salvataggio del Comune di Potenza si è potuto realizzare poiché, per esempio, provammo a tenere unita la regione costruendo comunque una risposta, forse non la migliore possibile, all’intero comparto degli enti locali.
Fuori dall’Acquario c’è l’unità della nostra regione, di una piccola regione oggetto già di un dibattito su cancellazione o smembramento. Potenza è la città capoluogo di Regione. Se entra in crisi la regione entra in crisi la Città. Il San Carlo è l’Ospedale di riferimento della Regione e se si spezza l’anello con il territorio viene meno anche il suo ruolo e la sua funzione.
Ecco caro Mario Polese, l’ansia di rompere l’Acquario (quello in cui si deve dimostrare ‘qualcosa’ e in cui sei dentro) avrebbe consigliato prudenza poiché siamo di fronte a un punto molto delicato della vicenda politica ed istituzionale della nostra regione.
In cui non c’è in gioco il futuro dell’acquario (della classe politica di cui sei parte) ma la vita, la salute e il futuro dei cittadini lucani.
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