Il biennio 2010-2011 preso in esame nel rapporto sulle illegalità ambientali, redatto dall’Osservatorio Ambiente e Legalità della Regione Basilicata. Il numero delle infrazioni, delle denunce, degli arresti e dei sequestri di chi viola l’ambiente. E i casi emblematici dei crimini a danno del territorio lucano.

Presentato nelle sale del consiglio regionale, alla presenza del direttore del Dipartimento Ambiente, dott. Viggiano, dei rappresentanti delle polizie giudiziarie e del presidente di Legambiente Basilicata, Marco De Biasi, il rapporto tratteggia una regione che non desta preoccupazione sul versante della criminalità ambientale, ma che ha bisogno di un attento monitoraggio, perché non immune dai fenomeni di illegalità.

Al 12° posto nella classifica nazionale con 876 infrazioni, e un inversione di tendenza rispetto al trend italiano per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti, che segna un aumento del 38, 6 %. Si tratta per lo più di uno stillicidio di microabbandoni in contesti antropizzati e non, spesso frutto di una distorta cultura ambientale. Altro dato che emerge riguarda il ciclo del cemento, per il quale si registra una diminuzione delle infrazioni sebbene in Basilicata continui a tener banco il fenomeno delle case fantasma, immobili esistenti e del tutto sconosciuti all’ufficio catasto, con numeri che rapportati alla popolazione fanno schizzare la regione in vetta alla classifica nazionale.

“Tanto si può fare – spiega Pietro Fedeli, direttore dell’Osservatorio – per una corretta gestione dei rifiuti, altrettanto per una pianificazione territoriale che non offenda l’ambiente – e cita il rapporto Ecomafia – ci sono le ferite, ma riconoscerle mostra la possibilità di intervenire. Un ringraziamento – conclude – in questa direzione è doveroso nei confronti delle forze dell’ordine che lavorano a tutela del nostro territorio”.

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