Flovilla (Idc): Fra Partito democratico e la nuova “cosa” di Berlusconi c’è lo spazio per un grande partito dei moderati. Si ad un proporzionale con soglia di sbarramento “La nascita e il consolidamento del Partito democratico, l’annunciata costituzione di un nuovo soggetto politico più largo a destra – è probabile che questo Partito del popolo delle libertà raccolga il consenso della Brambilla, di Rotondi, di Storace e di pezzi dell’Udc (Giovanardi, D’Onofrio ed altri) – ha di fatto aperto quella nuova fase politica sulla quale anche noi dell’Italia del centro avevamo creduto fin dall’inizio, dai tempi dell’Italia di Mezzo, un anno fa, quando proponemmo la nostra piccola, ma convinta sfida. Il bipolarismo di prima non c’è più. Avevamo invocato la fine di quella contrapposizione ideologica che favoriva le estreme e che rendeva ingovernabile le alleanze e i governi del Paese. Veltroni e Berlusconi oggi parlano questo linguaggio. Molto bene! A questo punto al centro del dibattito politico vi è un solo tema: la riforma elettorale. Da essa dipenderanno i futuri scenari. Se davvero si andrà verso un proporzionale con sbarramento alto si creerà al centro, proprio fra Veltroni e Berlusconi, lo spazio per la nascita di un partito importante di centro. Liberal – democratici, popolari e socialisti di area liberale sono chiamati a crederci. Casini, Mastella, Dini, Lombardo, Pezzotta, Bianco, persino Gianfranco Fini, lo stesso Di Pietro, possono guardarsi negli occhi. Nulla sarà più come prima. Sabato scorso a Potenza, con l’amico Scotti abbiamo provato con qualche ora d’anticipo (bisogna darcene atto) a disegnare i contorni di un patto federativo, magari, in embrione, di un nuovo soggetto politico, capace di affermare i valori del moderatismo, di distinguere un’area a sevizio di un riformismo mite, con ampia e collaudata cultura di governo. In Basilicata e nel Paese continueremo a lavorare tenacemente a quest’idea. Ci sono passaggi della storia che richiedono coraggio, questo è uno di quei momenti. Sottrarsi al cambiamento in atto potrebbe significare per alcuni leader il rischio concreto di uscire di scena. Tutto corre molto velocemente. Ecco perché noi non staremo fermi. D'altronde l’Italia ha bisogno, e sarebbe ora, di una politica forte e credibile. Il cantiere è aperto…”
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