Gli studenti del Liceo Pier Paolo Pasolini, e nello specifico, i ragazzi della IIA del Plesso di Muro Lucano, a conclusione del progetto M.E.M.O.R.I,
hanno partecipato nei giorni scorsi a Matera al laboratorio condotto dall’artista tunisina Farah Khelil, in collaborazione con Maria Rosa Sossai, curatrice della scorsa Biennale dei giovani artisti del Mediterraneo.
Nel corso del laboratorio sono stati realizzati dagli studenti dei segnalibri personalizzati con diverse tecniche. Questi piccoli manufatti, con testi significativi per i partecipanti, saranno lasciati all’interno di libri altrui in modo da essere trovati per caso da chi li consulterà in futuro. A seguire gli studenti hanno visitato guidata la mostra “M.E.M.O.RI. ovvero Museo Euro-Mediterraneo dell’Oggetto RI-fiutato”, presso la Chiesa di S. Maria De Armenis.
“I M.E.M.O.RI. Lab” sono percorsi didattici organizzati in occasione di esposizioni, incontri con esperti, educatori e altre iniziative di carattere pedagogico e di formazione. «M.E.M.O.RI. ovvero Museo Euro Mediterraneo dell’Oggetto Rifiutato – spiega la docente di Discipline letterarie e Latino del Liceo Pier Paolo Pasolini di Muro Lucano prof.ssa Nunziata Zampino – è un progetto ideato dal collettivo La luna al Guinzaglio di Potenza che prevede interventi artistici ed antropologici su oggetti del patrimonio culturale e civico euro-mediterraneo, attraverso azioni laboratoriali partecipative e creative e attraverso l’allestimento di una mostra interattiva, il tutto nell’ottica di una cultura aperta e accessibile in grado di sostenere e alimentare dialoghi e contaminazioni, fattori decisivi per lo sviluppo del fare comunità. Il progetto è tra quelli selezionati per la costruzione del palinsesto di iniziative di Matera 2019».
Come noto Maria Rosa Sossai è ricercatrice nel campo delle pratiche artistiche e delle politiche dell’educazione. Nel 2012 ha fondato ALAgroup, Accademia libera delle arti, un collettivo indipendente che concepisce la pratica curatoriale e artistica come un processo di conoscenza condiviso, e che continua la ricerca iniziata nel 2008 con Esterno22, un’associazione per l’educazione all’arte.
Farah Khelil è nata nel 1980 a Cartagine in Tunisia. Si è laureata presso l’Advanced Institute of Fine Arts di Tunisi. Sta attualmente conseguendo un dottorato di ricerca in arte e insegnamento delle arti visive a Parigi I Panthéon-Sorbonne University. «La sua pratica tratta il punto di vista come un dato plastico o testuale ma anche come condizione di approccio del lavoro di cui lo spettatore diventa testimone e lettore. I dispositivi di lettura e di traduzione sono al servizio di un lavoro che lei chiama software – conclude la prof.ssa Zampino – mescola diverse tecniche per offrire una vasta gamma di punti di vista sull’essere e sul vivere insieme. I codici vengono deviati, ridistribuiti e moltiplicati per creare nuovi significati. L’artista sviluppa forme di approccio artistico che stabiliscono una distanza con l’immagine, un ruolo di mediazione dell’oggetto tecnico e ritraggono l’artista come traduttore».
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