I dati pubblicati sul sito del CSM parlano chiaro e riportano che il 50,6 % dei magistrati in servizio negli uffici giudiziari italiani sono donne, ovvero 4.541 su 8.963.
L’ingresso delle donne in magistratura risale a 53 anni fa con la L. 66/1963,che ammise la donna ai pubblici uffici ed alle professioni, seguita, nel maggio dello stesso anno, dal primo concorso loro accessibile.
Da allora le donne, rinvigorite da tale “beneficio” loro concesso, calcano la scena giudiziaria, frequentano, affollandoli, i corsi di giurisprudenza e delle scuole di specializzazione ed accedono, risultando vincitrici, ai concorsi in magistratura, fino al sorpasso, step dopo step, dell’organico complessivo delle toghe, registrato nel mese di dicembre dal Ministero della Giustizia.
Riconoscimento di un beneficio fino a poco tempo fa inibito? Una conquista? Retaggio di ancestrali pregiudizi superato? Rinnovata consapevolezza del valore femminile?
Si tratta, sicuramente, di un ottimo risultato conseguito; le donne dimostrano, con entusiasmo sempre in crescendo, di esserci e di poter aspirare ad impieghi prestigiosi, affrontando non poche difficoltà a causa della natura stessa della donna, chiamata a misurarsi su più fronti e a conciliare i tanti ruoli ad essa affidati.
In aumento esponenziale sono quelle ai vertici delle professioni, svolte con entusiasmo e mai sopita voglia di dimostrare il loro valore, il tutto senza necessariamente essere sospinte da ” animus rivendicandi “, mediante proteste e manifestazioni, slogan e striscioni, ma solo ed esclusivamente con la forza del loro valore, della professionalità, della cultura e della preparazione.
La presenza femminile reca in sé valore aggiunto per il diverso approccio alle problematiche; singolari sono l’introspezione con cui le donne affrontano le tematiche e la tenacia con la quale raggiungono gli obiettivi prefissi.
Non quindi una mera questione di quote rosa, di diritto per ammissione di inferiorità, ma consapevolezza del valore, della differenza di genere che va intesa come arricchimento e non come limite.
Dimostrare sul campo il proprio valore, la professionalità, le capacità solo per meritocrazia: questo è lo scenario femminile nelle professioni, com’è giusto che sia.
Potenza, 18 Gennaio 2016
Avv. Marinica Cimadomo, responsabile regionale del dipartimento giustizia FdI AN Basilicata
Mary Zirpoli, responsabile regionale del dipartimento pari opportunità FdI AN Basilicata
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